La Nuova Sardegna

Gli infermieri in trasferta «Riportateci a casa»

di Silvia Sanna
Gli infermieri in trasferta «Riportateci a casa»

Circa 200 chiedono l’attivazione della mobilità interna prima delle stabilizzazioni Lettere a Moirano e Arru: «Stanchi di viaggiare e stare lontano dalle famiglie» 

30 settembre 2018
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SASSARI. Il calendario cammina veloce e ogni giorno che passa senza risposte amplifica l’ansia insieme alla sensazione di non avere via d’uscita. Non chiedono soldi in più, né qualifiche, né rimborsi: vogliono solo ritornare a casa o almeno avvicinarsi il più possibile alle loro famiglie. Sono infermieri assunti a tempo indeterminato, vincitori di concorso molti dei quali rientrati in Sardegna dopo una lunga esperienza in ospedali della Penisola. Sono circa 200, uomini e donne, sparpagliati nelle strutture sanitarie distribuite in tutta l’isola ma tutti “nel posto sbagliato”. All’Ats chiedono di fare ordine, rimettendo le caselle e le persone al posto giusto, vicino a casa e agli affetti perché, «ne trarremmo vantaggio noi ma anche le nostre famiglie e soprattutto i nostri pazienti». Lo scrivono nelle lettere che hanno inviato al manager dell’Ats Fulvio Moirano e all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru. Ricordano che soprattutto per chi opera nella sanità, dunque a stretto contatto con persone che hanno bisogno di cure e assistenza, la prima regola è mantenere la lucidità. E questa, dicono, può venire a mancare se hai centinaia di chilometri sulle spalle e se sei molto stanco perché spesso – a causa della carenza d’organico – sei obbligato a lavorare di più, senza guardare l’orologio. Ora che l’Ats ha deciso di potenziare gli organici del personale – tra medici, infermieri, operatori socio sanitari e amministrativi – attraverso assunzioni e stabilizzazioni di precari, gli infermieri in trasferta chiedono l’attivazione della procedura di mobilità interna. Ben vengano assunzioni e stabilizzazioni ma, sottolineano gli infermieri in ruolo, sarebbe una beffa se i precari venissero assunti nel luogo di residenza senza avere fatto un giorno di lavoro lontano da casa «mentre noi dopo avere superato un regolare concorso siamo costretti a continuare a viaggiare, ad accollarci spese, in molti casi affitti, a mettere a repentaglio la vita sulle strade ma soprattutto a privarci dell’affetto e della vicinanza delle nostre famiglie». Gli infermieri sanno che da parte dell’azienda non ci sono obblighi, perché l’articolo 9 del regolamento di gestione del personale del 2017, rimette alla totale discrezione dell'azienda l'indizione di bandi per la mobilità del personale in ruolo, per cui non vi è un diritto di precedenza di quest'ultimo rispetto alle nuove assunzioni. Ma, ribadiscono, sarebbe un atto di giustizia. Gli infermieri, sostenuti in questa battaglia – per ora – dai sindacati Fsi-Usae e Nursind che hanno inviato documenti alla dirigenza Ats, hanno costituito dei gruppi sui social attraverso i quali condividere iniziative e raccontarsi le rispettive situazioni di disagio. In questo modo hanno anche la possibilità di scambiarsi informazioni e valutare, tra loro, gli eventuali scambi di sede sulla base delle necessità e dunque proporli a chi ha il potere decisionale. Con la consapevolezza che non c’è tempo da perdere: una volta che il piano di stabilizzazioni sarà concluso, per loro, dicono amaramente, «potrebbero rimanere soltanto le briciole».

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