La Nuova Sardegna

Tutti invocano le primarie ma alcune sono in bilico

Tutti invocano le primarie ma alcune sono in bilico

Quelle del centrosinistra dovrebbero saltare se il candidato leader fosse uno solo Il Pds insiste per quelle della Nazione sarda. Improbabili quelle del centrodestra

01 ottobre 2018
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CAGLIARI. Novembre dovrebbe essere il mese delle primarie, ultima tappa verso le elezioni regionali di febbraio. A evocarle, in un modo o nell’altro, oggi sono un po’ tutti i partiti, escluso il Movimento Cinque stelle. I grillini le loro le hanno chiuse ad agosto, online, scegliendo Mario Puddu come candidato-governatore. Il resto del mondo per ora ha solo accennato alle primarie, e nell’attuale incertezza, sono almeno tre quelle possibili.

Primarie del centrosinistra. Il segretario del Pd, Emanuele Cani, ha detto che «sarà quella l’unica strada attraverso cui i progressisti sceglieranno il candidato-governatore». Ma invece questa volta potrebbero non essere celebrate. Perché se alla fine il candidato guida per il 2019 dovesse essere uno solo, i gazebo non saranno neanche tirati su. E oggi come oggi sembra essere questa una delle ipotesi più probabili. Massimo Zedda continua a essere accreditato come l’unico in grado di tenere assieme il centrosinistra. Fra qualche settimana, il sindaco di Cagliari Zedda dovrebbe sciogliere la riserva personale, ma le indiscrezioni fanno sapere che sarebbe sempre più orientato verso il sì. Soprattutto dopo l’uscita allo scoperto del movimento «Italia in Comune», il partito dei sindaci, e una sua dichiarazione abbastanza recente: «Sarei onorato». Sciolta la riserva, si saprà se avrà o meno avversari interni nella corsa verso la Regione. Anche se prima vorrà conoscere quali saranno i confini reali del centrosinistra per il 2019. Oltre al Pd, oggi l’unica certezza è rappresentata da Campo progressista, è il movimento cui fa riferimento Zedda. Il portavoce di Cp Sardegna, l’ex senatore Luciano Uras, ha detto: «Il tavolo del centrosinistra va aperto e se serve siamo pronti anche alle primarie del popolo dei progressisti sardi». Sono invece ancora indecisi Articolo Uno -Mdp e Sinistra Italiana, che alle politiche di marzo erano avversari del Pd con il cartello «Liberi e uguali». Nella prossima coalizione, i primi dovrebbero esserci comunque, anche se intenzionati a porre più di una condizione soprattutto sulla «presenza forte di liste civiche». Sinistra Italiana entrerà nel merito del programma e della coalizione, domenica prossima con l’assemblea regionale, ma il suo primo obiettivo pare essere ancora quello di «costruire un cartello delle sinistre alternativo al Pd».

Primarie della Nazione. Sono quelle proposte una settimana fa dal Partito dei sardi e dal suo segretario Paolo Maninchedda. Primarie che per come sono state annunciate, dovrebbero andare oltre gli attuali schieramenti, centrosinistra e centrodestra. Ha scritto Maninchedda: «La porta è larghissima e non stretta, ma occorre sottoscrivere prima l’affermazione che la Sardegna è una Nazione... ed è questa la sintesi in cui può ritrovarsi la tradizione socialista, liberale, democratica, autonomistica e indipendentista della Sardegna». All’inizio l’idea del Pds ha accolto più di un’adesione, poi l’entusiasmo s’è presto raffreddato e sono cominciati i distinguo. Comunque il Pds va avanti: le primarie della Nazione saranno a fine novembre.

Primarie del centrodestra. Al momento, le più improbabili. Sono state sollecitate dai Riformatori se entro due settimane «non salterà fuori il candidato-presidente della coalizione». Ma ormai i tempi sono maturi, a Roma e ad Arcore. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono vicini alla designazione. Se a indicare il nome, com’è probabile, dovesse essere Matteo Salvini, la scelta dovrebbe ricadere sul senatore sardista Christian Solinas, oppure, fuori dal perimetro dei partiti, sul presidente della Federtennis Angelo Binaghi e meno sul giudice Ines Pisano. Quindi, queste primarie mai saranno organizzate. (ua)

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