La Nuova Sardegna

Campo progressista e Pds, prove di coalizione

Campo progressista e Pds, prove di coalizione

Scambio di missive tra Uras e Sedda ma rimangono da superare le differenze sulle primarie

03 ottobre 2018
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CAGLIARI. Primarie della Nazione, o primarie del popolo sardo per scegliere il candidato presidente della Regione? Su questa differenza c’è stato uno scambio di lettere fra Campo progressista e il Pds, possibili alleati ma manca ancora la certezza.

Uras scrive al Pds. «Non può essere un termine a scavare fra di noi un fossato, a dividerci». È questa la frase con cui l’ex senatore Luciano Uras, oggi portavoce di Campo progressista, punta al dialogo fra sinistra e Partito dei sardi. Una frase necessaria, secondo lui, dopo che le primarie sono state declinate in modi diversi: della Nazione, indette per fine novembre dal Partito dei sardi, o invece quelle del popolo progressista proposte da Uras. Che nella lettera scrive: «Non possiamo dividerci nella comune responsabilità di dare ai sardi un futuro di emancipazione e verso il diritto dovere di autodeterminare il proprio destino». Per poi aggiungere: «Sono andato alla ricerca della definizione dei termini con i quali a vicenda abbiamo definito le primarie. Certo, esistono delle differenze fra nazione e popolo ma è la ritrovata coscienza di essere nazione/popolo uno degli oggetti per cui dobbiamo cercare l’unità». Fino a guardare oltre gli steccati: «Appartengo a una sinistra che vuole la discussione aperta su progetti e programmi. Soprattutto appartengo a una sinistra vicino ai movimenti di libertà e indipendenza, dei popoli». Mentre se ci fosse lo strappo si ripeterebbe solo «la storia delle divisioni, in particolare quelle della sinistra dalla quale provengo, spesso provocate dall’aver sottovalutato il valore degli atti ed esasperato il peso delle parole. Per cuipur desiderando un medesimo risultato s’è indebolito l’impegno unitario. Anche per questo sono certo che non faremo più questo errore».

Sedda risponde al Cp. A Uras ha risposto il presidente del Pds Franciscu Sedda, uno dei due destinatari della lettera, l’altro è il segretario Paolo Maninchedda. «Se popolo e nazione fossero termini intercambiabili – scrive – allora perché non usare nazione? Se fosse così indifferente sarebbe anche facile. Se non è facile è perché c’è una differenza. E se c’è una differenza, vuol dire che ci aspetta una scelta». Subito dopo, in un altro passaggio: «La nazione implica una maggiore coscienza e, secondo noi, questo “di più” è la rivoluzione, il cambio di mentalità e d’azione, che ci serve perché offre ai sardi un motivo per unirsi, cambiare il loro destino, scrivere una nuova storia». Per concludere: «O c’è da parte nostra, come potenziale coalizione, un cambio di coscienza o stiamo pestando acqua o, peggio, pintando la legna». (ua)



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