La Nuova Sardegna

Porto Torres, Astaldi a rischio fallimento: paura per le bonifiche

di Gianni Bazzoni
Porto Torres, Astaldi a rischio fallimento: paura per le bonifiche

La società è in difficoltà e ha chiesto di accedere al concordato al tribunale. Il colosso delle costruzioni è capofila del progetto di risanamento ambientale

04 ottobre 2018
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SASSARI. Astaldi, il colosso delle costruzioni che è anche capofila del progetto per le bonifiche nell’area industriale di Porto Torres, è in grave difficoltà. Nella mattinata del 28 settembre - dopo un consiglio di amministrazione straordinario - l’azienda di Paolo Astaldi ha annunciato l’iter per accedere al concordato in bianco. Da quel momento la situazione ha avuto una rapida evoluzione e ieri è stato confermato che a causa degli enormi debiti la società ha perso un terzo del suo valore in borsa. L’agenzia S&P ha declassato a “D” il rating di Astaldi, stabilendo così che sulla base degli standard che vengono presi in esame per le valutazioni economiche la grande società di costruzioni italiana «è tecnicamente fallita».

Quello che succederà nelle prossime ore è tutto da stabilire. Una cosa è certa, la crisi di Astaldi (titolare del complesso appalto europeo per le bonifiche ambientali a Porto Torres) sta generando gravi preoccupazioni. Cosa succederà per gli interventi nella zona industriale turritana? L’interrogativo merita una risposta, perché proprio ora che il lungo iter è concluso e le autorizzazioni sono andate a buon fine, ecco che scoppia un’altra grana. E non è di poco conto.

Astaldi ha presentato una proposta di concordato al Tribunale di Roma, una procedura che permette di sospendere i pagamenti ai propri creditori. In una nota, il gruppo Astaldi chiarisce che il protrarsi delle operazioni per la vendita del terzo ponte sul Bosforo (segnata da vicende politiche ed economico-finanziarie che hanno interessato la Turchia) ha richiesto un intervento di rafforzamento patrimoniale importante. Insomma, la situazione poteva essere risolta con un aumento di capitale da 300 milioni di euro deciso a giugno, ma le risorse dovevano arrivare proprio dall’operazione turca: la crisi ha bloccato la vendita e anche l’aumento di capitale. Ora se il Tribunale accoglierà la richiesta di concordato, la storica società (quotata in Borsa da 15 anni) potrebbe avere un po’ di respiro per definire i dettagli di un piano di salvataggio basato sulla continuità aziendale e scongiurare il fallimento vero e proprio. In ballo, oltre alla bonifiche a Porto Torres, ci sono numerose opere pubbliche tra cui la Metro 4 di Milano, il tratto ferroviario alta velocità Verona-Padova, tanto per citarne alcune.

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