La Nuova Sardegna

«La politica sarda non è donna»: partiti sotto accusa

«La politica sarda non è donna»: partiti sotto accusa

Le associazioni: «Regole sulla doppia preferenza, ma in vista delle elezioni regionali si fa finta di nulla»

05 ottobre 2018
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CAGLIARI. La regole finalmente ci sono e sono quelle elettorali. A febbraio ogni lista dovrà presentare lo stesso numero di candidate e candidati, in più gli elettori avranno la possibilità di sfruttare anche la doppia preferenza, di genere, cioè votare insieme una donna e un uomo. «Però queste regole potrebbero non bastare. Perché purtroppo la politica continua a essere maschilista e c’è quindi il rischio che anche stavolta il Consiglio regionale continui a essere inaccessibile per le candidate». A denunciarlo è stato Coordinamento 3-Donne di Sardegna. È una delle tre associazioni, tra l’altro trasversale ai partiti, che ha combattuto e vinto a suo tempo l’ultima vera rivoluzione elettorale. «Però le segreterie di partito continuano a fare ancora finita di nulla – ha aggiunto la presidente Carmina Conte – Da settimane è in corso un balletto d’incontri pre elettorali da cui le donne sono escluse. Come in passato, i protagonisti sono sempre e solo gli uomini e questo è inaccettabile». Di fronte a un evidente tagliafuori, per Coordinamento 3 è arrivato il momento di dire basta. Soprattutto «se vogliamo evitare che la presenza delle donne nelle liste sia considerato solo come un obbligo di facciata». Non è più possibile, com’è accaduto nel 2014, che siano state elette solo quattro consigliere regionali e andando ancora più indietro nel tempo: appena 61 donne su 550 in settant’anni di Autonomia. Carla Puligheddu, che fa parte del movimento ma è anche coordinatrice delle donne del Psd’Az, ha lanciato quella che è sembrata essere una sfida in campo aperto: «Vanno spazzate via le abitudini della vecchia politica e dev’essere fatto in fretta, o altrimenti avranno ancora la meglio». Poi annunciato l’hashtag “Le donne della Sardegna”, perché «è necessaria una nuova forza d’urto per realizzare fino in fondo la rivoluzione elettorale». Carla Medau, sindaco di Pula e iscritta al Pd, ha rilanciato: «I sardi hanno a disposizione una grande opportunità e non devono sprecarla». Maria Paola Secci, sindaco di Sestu, eletta con i Riformatori, ha detto con forza: «Le donne devono pretendere di avere lo spazio che meritano. Quindi, tutte dobbiamo avere più coraggio nel farci avanti e tutte le candidate devono avere la possibilità di conquistare un seggio». Simona Congiu, assessore comunale di Laconi e iscritta ad Autodeterminatzione, ha aggiunto: «Se vogliamo che la Regione pensi davvero alle famiglie, nel prossimo Consiglio regionale dovranno esserci più donne. Su spopolamento e diminuzione delle nascite, noi abbiamo una sensibilità che gli uomini non hanno». Per Bruna Biondo, che nel Coordinamento rappresenta l’associazione “Se non ora quando” ha parlato di scommessa: «Le donne sarde devono far diventare la Sardegna un paese per donne e quindi smettiamola anche con la favola triste che le donne non votano le donne». Luisa Marilotti, ex presidente della Commissione pari opportunità del Consiglio, ha chiuso con una frase ad effetto: «Gli uomini smettano di aver paura della doppia preferenza di genere e con noi s’impegnino ad abbattere le ultime barriere». (ua)

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