La Nuova Sardegna

Il sindaco: qui gli stranieri sono accolti come fratelli

di Luca Urgu
Il sindaco: qui gli stranieri sono accolti come fratelli

Uno dei protagonisti del reality show di Ollolai è stato picchiato in un bar Il primo cittadino: «In paese si sono integrati tutti, marocchini, romeni e francesi» 

08 ottobre 2018
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GAVOI. Il bene è sempre più forte del male. Anche se, a volte anche un episodio negativo rischia di scoraggiare e deprimere chi ha lavorato tanto perché la barca procedesse nella direzione giusta. Ma si sa qualche burrasca arriva sempre all’orizzonte e quando deflagra chi comanda deve farlo con polso e personalità per non mandare l’imbarcazione alla deriva. Il sindaco di Gavoi, Giovanni Cugusi, 44 anni, da tre primo cittadino, pur facendo di professione il pastore, mostra equilibrio e buon senso. Qualità importanti per tenere saldo il timone anche nei momenti difficili. L’eco mediatica dell’aggressione subita venerdì notte in un bar di Gavoi dal belga-olandese Diederik Braet, da diversi mesi nella vicina Ollolai, ieri giornata clou della tappa di Autunno in Barbagia non si era ancora spenta. Ma un episodio seppur grave non può certo offuscare anni di semine e di raccolti sul fronte dell’ospitalità che hanno di fatto ritagliato a questo borgo dal centro storico di granito e con i gerani in fiore un posto di rilievo non solo nel contesto regionale. Eventi come il festival letterario L’Isola delle storie, che procede a gonfie vele da ben quattro lustri e altri appuntamenti sul cinema e sulla cultura, se qui sono nati e si sono sviluppati consolidandosi avvengono proprio perché la comunità si è mostrata matura a sostenerli e a viverli in prima persona. Non come spettatori ma come protagonisti. L’episodio di venerdì amareggia e viene condannato con fermezza dagli amministratori (accompagnano il sindaco i consiglieri Michele Maoddi e Gianmario Pira ) decisi a riprendere immediatamente il cammino virtuoso e a considerare il fatto come un incidente di percorso. Tra l’altro saranno le indagini (ieri in caserma sono state sentite dai carabinieri le prime persone) a rivelare come sono andare bene le cose dato che l’ospite sostiene di essere stato colpito senza motivo da più persone, invece per radio paese e per voce di altri avventori presenti in quei concitati momenti sarebbe stato lui a provocare e a colpire per primo. «Qui l’ospite è sacro e lo abbiamo dimostrato tante volte. Probabilmente deriva anche dalla nostra natura di commercianti che giravano l’isola, chiamati sos zillonarjos. Il nostro atteggiamento ospitale ci viene universalmente riconosciuto e le migliaia di presenze in paese per questi due giorni della sagra lo confermano – dice il sindaco Cugusi – qui si sono integrati albanesi, marocchini, rumeni e anche un francese che tutti conoscono Gristolu, ha prima vissuto in paese e poi è stato anche assessore». Un’integrazione non teorica ma ricca di esempi e di fatti concreti. «Nei giorni scorsi i ragazzi stranieri del centro di accoglienza di Sarule hanno trascorso una giornata diversa con le famiglie di Gavoi, poi anche nel calcio ci sono tanti episodi che la dicono lunga di quanto la nostra comunità si spenda per accogliere. Lo scorso anno nel Taloro ha giocato Cissè che veniva da un’esperienza difficile (è arrivato in Sardegna con un barcone), ma è stato aiutato da tutti». Proprio Gristolu sabato è tornato a Gavoi dove mancava da luglio e si è tuffato come tanti nella variegata offerta culturale (Museo del fiore sardo, mostra fotografica di Pablo Volta e collezione del Man). «Ho vissuto per 40 anni a Gavoi e non ho avuto nessuno problema di accoglienza – dice il giornalista sardo - parigino –. Qui mi hanno accolto come un fratello. Ho frequentato sopratutto il mondo agro-pastorale. Ho centinaia di amici nella Provincia, in tutti i paesi. Ma ho sempre rispettato e amato le grandi differenze di stili di vita tra tutti questi paesi. Non ce n’è uno uguale all’altro. Secondo me a Gavoi, come a Parigi, sul lago di Van, a Bruges... bisogna sapere viaggiare e non provocare». Intanto la via Roma, poco più sotto del Comune, è un fiume di gente arrivata da tutta l’isola. Presi d’assalto i sessanta stand, così come si è registrato il pienone negli alberghi e B&B della zona. «Non è la prima volta che vengo, ma mi trovo sempre bene. Mi piace il loro spirito festoso che assomiglia un po’ a quello della mia Bosa», dice Costantino Di Angelo medico all’ospedale San Francesco di Nuoro. Seduto su una panchina sul sagrato della chiesa di San Gavino, Pietro Pira, 91 anni, osserva compiaciuto tutti questi visitatori. «È sempre un piacere vedere tanta gente – , commenta l’anziano pastore – Meglio vivere in un paese animato, il tempo passa prima».

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