La Nuova Sardegna

Autodeterminatzione: «Noi i veri indipendentisti»

Autodeterminatzione: «Noi i veri indipendentisti»

Presentato il candidato governatore Andrea Murgia: «È lui l’uomo giusto» Esclusa qualsiasi alleanza con il Partito dei sardi: «Basta con la confusione»

09 ottobre 2018
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CAGLIARI. Andrea Murgia, classe 1971, è nato a Seulo. All’inizio di ogni settimana, viaggia da Cagliari e Bruxelles, dov’è funzionario della Commissione europea. Ha una scrivania negli uffici della direzione generale per le politiche regionali e urbane, da cui dirà: «Mi rendo conto quante occasioni di riscatto la Sardegna abbia gettato via». Con Autodeterminatzione, ha cominciato a dialogare oltre un anno fa, e alla fine di «uno stupendo, appassionato confronto», confermerà, gli indipendentisti l’hanno scelto all’unanimità come candidato governatore per le Regionali. Sarà lui il portabandiera del Quarto polo.

Una scelta giusta. Il motivo dell’investitura l’ha spiegato, nel dettaglio, Gavino Sale, leader di Irs, una delle sette sigle che fanno parte dell’alleanza. «Andrea – ha detto – rappresenta per noi l’uomo di collegamento con quella sinistra ancora sensibile all’autodeterminazione dei popoli in Italia e in Europa». Il neocandidato alla presidenza proviene esattamente da quel territorio politico, la sinistra. Dove comunque ha militato sempre come indipendente o promotore di «un cambio generazionale che mai c’è stato nel mio ex partito». Per un breve periodo ha avuto in tasca la tessera del Pd, faceva parte della segreteria guidata da Renato Soru, che l’aveva ingaggiato come esperto economico, e nel 2013 è stato uno dei candidati alle primarie del centrosinistra per scegliere il governatore in corsa l’anno successivo. «Non lo rinnego – dirà – ma non è certo il mio presente»

Passato remoto. Qualcuno, nella galassia indipendentista, ha storto il naso per questi trascorsi, ma Murgia è stato netto: «Con il Pd, ho chiuso dal referendum contro le trivelle del 2016, quando l’allora premier e segretario Renzi si schierò contro le Regioni. Poi c’è stato il disastroso referendum costituzionale e in mezzo tante altre scelte sciagurate, e l’addio è stato definitivo».

L’incontro. È rimasto a guardarsi attorno per qualche anno, poi c’è stato l’avvicinamento ad Autodeterminatzione, e il 2 luglio s’è iscritto ai Rossomori, un’altra delle sette sigle. «È per noi una data significativa – svelerà il consigliere regionale Emilio Usula – Quel giorno è morto il nostro fondatore, Gesuino Muledda, e quel giorno Andrea ha scelto noi non come testimonianza, ma per il nostro impegno politico». Il coordinatore del movimento, Fabrizio Palazzari, aggiungerà: smaltito il trauma post elezioni politiche, andate male «a Tramatza abbiamo scelto chi riporterà gli indipendentisti, quelli veri, in Consiglio».

L’ufficialità. Quando gli è stata data la parola Murgia ha esordito con un sorriso e detto di getto. «Il programma è a buon punto e un tema sarà rivoluzionare i rapporti con lo Stato italiano e l’Europa». Il primo l’ha definito un patrigno con cui «finora abbiamo trattato con riverenza e non alla pari». Sulla seconda ha sottolineato: «Non sempre s’è comportata bene. Ma chi in questi anni è stato al governo della Regione, centrodestra e centrosinistra, non ha saputo sfruttare i finanziamenti europei».

Il programma. Murgia ha così messo sul tappeto una primizia: «Nel programma, scriveremo di sicuro che dal 2019 ci impegneremo a utilizzare al massimo i 10 miliardi in arrivo da Bruxelles nei prossimi 5 anni e li faremo finalmente fruttare. Oggi la capacità di spesa della Sardegna è mezzo miliardo l’anno. Dovrà essere il triplo e con competenza e idee centreremo l’obiettivo». Gli altri capitoli – ha proseguito – «saranno scritti dal basso», col contributo delle «diverse sensibilità del nostro mondo». Oltre ai Rossomori e Irs, Sardegna possibile, Gentes, Radicales sardos, Sardinia Natzione e Liberu. «Vedrete, sarà un progetto di speranza e emancipazione», ha aggiunto.

Da soli. Autodeterminatzione ancora non ha deciso se si presenterà come un “blocco unico” o con più partiti: «Non è un passaggio tecnico – ha detto Murgia – ma politico. Abbiamo a che fare con una legge elettorale disastrosa e quindi ci sarà da ragionare». Di sicuro, nonostante «siamo aperti al contributo di tutti meno che della destra», rimarrà lontano dal Partito dei sardi: «Escludo qualunque tipo di rapporto con chi sta con Pigliaru. Noi vogliamo discontinuità, non confusione». (ua)

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