La Nuova Sardegna

Delitto del pappagallo: Frailis è insano di mente

di Mauro Lissia
Delitto del pappagallo: Frailis è insano di mente

La perizia degli psichiatri forensi dà ragione alla difesa, traballa la tesi del pm sulla volontà omicida

09 ottobre 2018
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CAGLIARI. Il responso dei due psichiatri incaricati dalla Corte d’Assise è categorico: Ignazio Frailis è semi infermo di mente, parzialmente incapace di intendere e di volere. Quando il 2 maggio 2017 ha ucciso con undici coltellate la vicina di casa Lella Contu a causa di un pappagallo che gli dava del fallito, l’operaio di Capoterra non era un uomo lucido, in grado di pianificare un omicidio. Forse, come sostiene la difesa, ha avuto allucinazioni auditive, ha sentito qualcosa che ha fatto scattare un meccanismo sconosciuto a uno pacifico come lui che dedicava gran parte del suo tempo a curare i gatti randagi. L’esito della perizia firmata da Giampaolo Pintor e Irene Mascia, del servizio di psichiatria forense dell’Ats, rafforza la tesi dei difensori Fabio Pili e Luigi Porcella, di riflesso indebolisce quella del pm Paolo De Angelis che sostiene la piena volontà omicida con l’aggravante della premeditazione. Perché alla fine, col fattaccio avvenuto sotto gli occhi di due testimoni, il processo si gioca tutto sulle condizioni di salute mentale dell’imputato e sulla possibilità che Frailis sia stato in grado di organizzare un agguato al parco pubblico del paese, dopo aver acquistato un coltello a serramanico. Il pm risponderà all’udienza del 3 dicembre, quando porterà davanti al presidente Giovanni Massidda e al consigliere Giorgio Altieri un nuovo perito pronto a rivisitare il lavoro dei colleghi in senso accusatorio. Ma se nei giudici prevarrà la tesi del vizio di mente la posizione di Frailis cambierà radicalmente e con quella la pena: non più rischio ergastolo ma una condanna che contenga margini di futuro.

All’udienza di ieri sono sfilati vicini di casa della vittima e carabinieri intervenuti a risolvere un caso risolto in partenza. Tutti d’accordo: l’origine del delitto è il rancore covato da Frailis per via di quel pappagallo cenerino, «un volatile eccezionale» l’ha definito un testimone, che imitava persino l’abbaiare dei cani e che spesso gli dava del fallito, lanciando insulti riferiti anche alla sua inclinazione sessuale. Efisio Lecca, Lina Orrù, Alessandro Andreatta hanno confermato che quel pennuto impertinente minava la tranquillità di un vicinato altrimenti pacifico: «Ho sentito dire che il pappagallo diceva anche parolacce - ha riferito Sergio Pitzalis - e a Frailis dava del gay usando una parola volgare. Me lo diceva Franco Medda, il marito della donna uccisa. Frailis tirava pietre alla casa, si adirava ma nessuno avrebbe mai immaginato che fra di loro potesse finire così». Tutto confermato dal comandante della stazione carabinieri di Capoterra, il luogotenente Carlo Porru, che ha esposto ai giudici il contenuto di alcune chat recuperato nel pc dell’imputato. Dove traspare amarezza e disperazione, non intenti omicidi. Si è discusso molto sulla provenienza del coltello: Frailis ha voluto chiarire di averlo acquistato in un negozio di Is Mirronis, a Cagliari, almeno cinque anni prima del delitto. Il pm De Angelis, sulla scorta dei controlli fatti dai carabinieri, ipotizza un acquisto più recente, a Pula, smentito da un testimone: la data è importante perché se l’acquisto risultasse a ridosso di maggio 2017 confermerebbe la premeditazione. Invece la difesa sostiene il delitto d’impeto, sotto la spinta di un’ossessione malata: «Così impara - aveva sussurrato Frailis ai carabinieri - gliel’avevo detto di farlo smettere... provi lei a sentirsi dire fallito ogni giorno da un pappagallo».

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