La Nuova Sardegna

La scuola e i nipotini di Goebbels

di Paolo Maninchedda
La scuola e i nipotini di Goebbels

La scuola non sta più educando allo spirito critico perché ha subito le due crisi più gravi della cultura europea del Novecento: la crisi della verità e la crisi del valore del passato - L'INTERVENTO

09 ottobre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





Gentilissimo direttore, leggo della pregevole iniziativa del ritorno de La Nuova Sardegna nelle scuole, il luogo in cui si può imparare a essere liberi oppure no. Le propongo un obiettivo: strappare le nuove generazioni ai nipotini di Goebbels. Mi spiego. Il nuovo corso pedagogico italiano parla costantemente di competenze e lo fa anche innocentemente, cioè con la buona coscienza di chi pensa che la scuola debba insegnare a sapere e a saper fare. Non si può, però, non notare che questa impostazione professionalizzante ha un’idea pratica della cultura, come se si trattasse sempre e solo dell’istruzione necessaria a ciò che chiede il mondo del lavoro. Viceversa, la cultura umanistica si chiama così perché è un repertorio di conoscenze utile non per fare qualcosa, ma per capire, per capirsi, per interpretare il mondo. L’anima della scuola è lo spirito critico che è anche ciò che lega gli umanisti ai fisici (i nostri nuovi filosofi) perché se c’è qualcuno nel mondo delle cosiddette scienze esatte che sa quanto sia importante immaginare ciò che ancora non si vede, sapere costruire modelli concettuali, pensare e immaginare senza scopo, sottoporre a critica ogni evidenza, questi sono i fisici. La scuola non sta più educando allo spirito critico perché ha subito le due crisi più gravi della cultura europea del Novecento: la crisi della verità e la crisi del valore del passato.

Dietro a tutti c’è Nietzsche, ma qui non serve riepilogarlo. Serve invece ricordare l’effetto perdurante di un lungo percorso: la verità non esiste ed è stata sostituita dall’opinione prevalente. Chi ha la maggioranza afferma la verità. Questo è esattamente Goebbels; questo portò folle osannanti a sostenere che degli ebrei bisognasse fare sapone. Tutti erano stati convinti dalla maggioranza che gli ebrei fossero un pericolo per l’umanità.

Questo portò l’università italiana alla peggiore forma di servilismo mai registrata nella storia recente: la firma del manifesto della razza. La storia divenne una menzogna, la logica sostituita dalla fede nel capo, nella patria, nel partito o nel gruppo. La storia vera smise di essere raccontata e studiata perché raccontava come da sempre prepotenti, nazionalisti, razzisti e/o gruppettari estremisti abbiano trascinato il mondo in guerra.

La Sardegna è dall’età antica che viene periodicamente sterminata o depredata da questi rigurgiti imperiali. Io sto dall’altra parte, in modo serio, convinto, resistente. Chi ricorda più a scuola i principi della propaganda di Goebbels? Nessuno. E sa perché? Perché hanno paura di dire che la Lega li applica con metodo e rigore. Immagini che cosa significherebbe commentare il “Principio della semplificazione e del nemico unico”. Oppure il “Principio del travisamento e dell’esagerazione”. Invece è indispensabile essere educati a smascherare il potere, di qualunque colore esso sia.

Il grande errore di Renzi è stato far coincidere la sinistra italiana con lo Stato, cioè col potere, mettersi a cantare l’inno di Mameli a petto in fuori, concepire uno Stato centralistico e egemonizzato dalla parte che vince, e aprire così le porte a chi il nazionalismo italiano lo interpreta in modo antico, primitivo, facile da capire, facile da digerire, perché legato alle paure ancestrali dell’uomo. Adesso abbiamo le squadre di Casapound sui treni e non c’è un giornale che riesca a dire che sono metodi e pratiche fasciste.

Nella scuola ci sono anche degli insegnanti resistenti, gente che lavora duro e non si piega, che insegna la libertà senza manipolare i ragazzi. Questi docenti hanno più coraggio di tanti uomini politici e di tanti uomini di chiesa, che raccomandano bontà ma non indicano mai su quale frontiera del presente si schierano. Sentire ancora che l’essere cattolici significa occuparsi di aborto e divorzio ma non di libertà, non so a Lei, ma a me non sta bene. Serve educare all’intelligenza e al coraggio, serve lottare, caro Direttore. Aiuti i giovani lettori a pensare liberamente e a formarsi, come diceva Gramsci, un pensiero personale chiaro e sicuro. Non li lasci nelle grinfie del violento neonazionalismo italiano.

In Primo Piano
Il caso

Sassari, palazzina pericolante: sgomberate dodici famiglie

di Paolo Ardovino
Le nostre iniziative