La Nuova Sardegna

Maltempo, sulle terre del disastro adesso indaga la Procura

Mauro Lissia
Maltempo, sulle terre del disastro adesso indaga la Procura

Inchiesta contro ignoti, il pm Allieri ipotizza anche l’omicidio colposo

13 ottobre 2018
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CAGLIARI. Omicidio colposo, disastro ambientale e danneggiamento: su queste ipotesi di reato la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta contro ignoti per capire se all’origine di quanto è accaduto lo scorso 10 ottobre nell’area di Capoterra, Assemini e Uta non ci sia soltanto un evento naturale di portata straordinaria ma errori e condotte umane. È una storia che si ripete a distanza di dieci anni esatti: per i quattro morti nell’alluvione del 22 ottobre 2008 i pm Daniele Caria e Guido Pani portarono in tribunale otto persone e dopo un dibattimento lunghissimo finì con un’assoluzione generale. Stavolta a condurre l’indagine, che non è detto sfoci in un giudizio, è il sostituto procuratore Rossana Allieri, che coordinerà il lavoro del Nucleo investigativo del Corpo Forestale. Fino a questo momento al centro dell’attenzione sono soltanto le comunicazioni di carabinieri e forestale, oltre che le notizie di stampa. Nei prossimi giorni il gruppo coordinato dal commissario Fabrizio Madeddu fornirà al magistrato una prima documentazione mirata sul ritrovamento del corpo di Tamara Maccario, tra Assemini e Sestu, e sul cedimento del ponte sulla statale 195, che non ha provocato vittime solo grazie alla decisione di chiudere la strada fin dai primi scrosci d’acqua e comunque subito dopo l’allarme diffuso dalla Protezione civile. L’evoluzione e gli sviluppi dell’inchiesta seguiranno l’esito delle indagini, che rappresentano un po’ il remake giudiziario del 2008: il commissario Madeddu ha a disposizione l’enorme dossier raccolto dieci anni fa sullo stato delle strutture nell’area di Capoterra-Poggio dei Pini, le carte sul rischio idrogeologico, le immagini satellitari della rete stradale anche interna alla campagna attorno a Capoterra, la fotografia degli agglomerati edilizi e di quella crescita dissennata, avvenuta soprattutto tra gli anni settanta e ottanta, che ha trasformato il territorio fra Cagliari e Sarroch in un’immensa distesa di cemento, costruito tra corsi d’acqua e zone umide. Un raffronto con la situazione attuale sembra inevitabile, per stabilire se i lavori portati a termine negli anni siano serviti e soprattutto se sia stato realizzato quanto era in programma dopo la sciagura del 2008. L’inchiesta partita ieri mattina abbraccerà però una superficie più ampia, per capire se circa 400 millimetri d’acqua caduti dal cielo nell’arco di ventiquattr’ore rappresentino comunque una minaccia inevitabile per la vita delle persone e degli animali, oppure se possa essere la condizione di strade e strutture a rendere pericoloso ciò che altrimenti non lo sarebbe. Un compito certo complesso quello che attende gli investigatori, mentre ancora più complesso sarà un eventuale collegamento tra i fatti - su tutti la morte della quarantaquattrenne di Assemini - e le scelte umane del passato recente, quello che nel linguaggio giudiziario si chiama nesso di causalità.

Fra i mille interrogativi una cosa è certa: l’esperienza di dieci anni fa e i due procedimenti penali aperti a Cagliari e anni dopo a Tempio Pausania - entrambi chiusi senza condanne - hanno comunque generato attenzione e con quella decisioni rapide e cautele fino ad allora sconosciute e forse considerate superflue: fra strade chiuse e informazioni diffuse a livelli capillari il rischio per le persone è stato contenuto al minimo. Per questo, al di là dei risultati giudiziari, l’inchiesta che la Procura ha appena aperto appare in ogni caso necessaria.

L’attività investigativa è già cominciata: i forestali sono impegnati in queste ore nell’ispezione dei siti più colpiti dal maltempo, a cominciare dalla zona di Sa Traia, dove ha perso la vita Tamara Maccario. Quello appena avviato è un lavoro di mappatura del territorio, con filmati, immagini e riprese satellitari, sul quale successivamente il magistrato e gli investigatori incaricati dovranno compiere le prime riflessioni.

Resta sospesa la posizione di Antonello Contini, il marito della donna annegata ad Assemini e ritrovata in un canalone: al momento non è indagato, la Procura sta valutando se nella sua decisione di lasciare l’abitazione e di allontanarsi in auto insieme alla moglie, le figlie e il cane possa integrarsi un profilo penale.

Sul corpo della donna è stata compiuta una semplice ricognizione, nessuna autopsia. L’indagine non è rivolta a chiarire la causa della morte, che è evidente. Ma se l’origine della sua fine sia stata una negligenza da parte del marito. Si tratta di una valutazione delicatissima ma inevitabile in base anche a precedenti analoghi.

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