La Nuova Sardegna

Corone di fiori e lacrime L’abbraccio di Assemini alla famiglia di Tamara

di Alessandra Sallemi
Corone di fiori e lacrime L’abbraccio di Assemini alla famiglia di Tamara

Il dolore della comunità ai funerali celebrati dall’arcivescovo Il marito della vittima è stato colto da malore in chiesa

14 ottobre 2018
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INVIATA AD ASSEMINI. Le corone di fiori sono allineate sulla scalinata della Beata Vergine del Carmine in un ordine che viene rispettato dalla folla nonostante la difficoltà di farsi strada per raggiungere l’interno della chiesa. I funerali di Tamara Maccario, 44 anni, travolta dall’acqua che in un attimo è uscita dal torrente rio Sa Murta, lungo la campagna di Sa Traia, nella sera buia di mercoledì 10 ottobre, hanno richiamato gli amici e i conoscenti di un paese in lutto cittadino. Sussurrava una donna: «Chissà se l’ha uccisa prima l’acqua o l’angoscia per le figlie che aveva perso di vista».

Tanti commenti nello strazio per la nuova vittima di una natura impazzita, forse aiutata dalla mano dell’uomo, ma certo ormai un pericolo con cui fare i conti. Tra martedì e mercoledì erano visibili i lampi continui e abbaglianti, a un ritmo che incuteva timore, si capiva che un’altra valanga d’acqua doveva rovesciarsi su paesi e campagne, ma stavolta poteva essere diverso, con una Protezione civile finalmente organizzata, pronta a decidere la chiusura di strade, scuole, uffici, prima dell’irreparabile. Tamara Maccario è morta invece come altre vittime delle alluvioni che, da dieci anni a questa parte, funestano la Sardegna. Per strada, a bordo dell’auto presa per scappare dalla tempesta, il marito Antonello Contini al volante, la figlia grande seduta davanti e lei dietro, in mezzo alle figlie minori, che teneva strette a sé. Quando l’acqua del rio Sa Murta, o del rio Giacu Meloni, ha sollevato l’auto (si raccontava ieri sul sagrato) avrebbero deciso di uscire dalla vettura: marito e figlia si sono precipitati fuori, lei ha aperto le due portiere posteriori, ha fatto scendere le due ragazzine e, mentre stava per fare lo stesso, l’auto l’ha trascinata via. Quando l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, ha cominciato la messa, i racconti sono rimasti sospesi nell’aria densa di pianto. Su un lato un gruppo di ragazzini coetanei delle figlie piccole, capelli e abiti alla moda, la vita davanti alla morte. Più avanti, nelle prime file, le autorità civili e militari, gli operatori delle ambulanze dei volontari che non hanno perso d’occhio i familiari di Tamara perché lo sfinimento era riconoscibile in tutti i volti davanti alla bara coperta di rose bianche, col viso tanto amato che sorrideva da una cornice d’argento. «Non è questo il momento di puntare il dito - ha detto monsignor Miglio - ma ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Chiediamoci come abbiamo custodito il creato che ci fu affidato».

Don Paolo Alemanni, parroco della Beata Vergine del Carmine, ha ricordato la nascita di Tamara nel 1974, il suo matrimonio nel 1992, poi l’arrivo delle figlie: «Non lasceremo sola questa famiglia». Fra i primi ad esprimere le condoglianze il sindaco della città metropolitana, Massimo Zedda, il questore, Pierluigi D’Angelo, il comandante provinciale dei carabinieri, Luca Menniti. A un tratto Antonello Contini è impallidito, qualcuno lo ha messo a sedere. Gli operatori sanitari delle ambulanze si sono fatti avanti per aiutarlo. Lo stesso malore ha colto la madre di Tamara, Rosaria, anche lei è stata sorretta da mani amiche e poi dai volontari della Protezione civile che le hanno prestato le cure necessarie. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, la sindaca di Assemini, Sabrina Licheri, hanno rispettato il momento e sono rimasti in disparte, seguendo poi a distanza l’uscita della bara, sulle spalle dei fratelli e dei nipoti di Tamara. Fuori, amici e conoscenti hanno sostato sul sagrato della chiesa e poi in tanti hanno accompagnato il carro funebre al camposanto. La tragedia di Tamara brucia. A Sa Traia l’acqua ha sommerso alcune stradine sterrate, ma non le case: il pensiero che potesse andare diversamente ieri, nella mattinata di sole, rendeva il dolore ancora più insopportabile.

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