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Dalle intercettazioni sull’inchiesta l’indagine sulle aste pilotate in Gallura

Dalle intercettazioni sull’inchiesta l’indagine sulle aste pilotate in Gallura

OLBIA. La vicenda del giudice Vincenzo Cristiano si intreccia con altre inchieste che negli ultimi due anni hanno fatto tremare il tribunale di Tempio. A cominciare da quella sulle presunte aste...

16 ottobre 2018
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OLBIA. La vicenda del giudice Vincenzo Cristiano si intreccia con altre inchieste che negli ultimi due anni hanno fatto tremare il tribunale di Tempio. A cominciare da quella sulle presunte aste pilotate con 11 indagati che si è innestata proprio nel corso delle indagini sul magistrato napoletano, condotta dallo stesso procuratore aggiunto Paolo Ielo, dallo stesso pubblico ministero Stefano Rocco Fava e dallo stesso gip Giulia Proto, per passare attraverso l’arresto per spaccio di droga (precedente a quello di Cristiano) di Cristian Ambrosio, suo socio in una pizzeria di San Teodoro, che ha recentemente patteggiato la pena a 1 anno e 10 mesi.

La pizzeria in società. Le indagini sulla corruzione in atti giudiziari scattarono nel maggio del 2015, quando i carabinieri di San Teodoro fecero dei controlli sulla società Farvi.c, di cui era socio il giudice Cristiano. Dalla visura catastale, si scoprì che un socio del giudice era Cristian Ambrosio, che in quel momento era intercettato e pedinato dalla polizia per traffico di droga e che poi, nell'ottobre 2015, venne arrestato. Quell’indagine per droga, quell’intreccio societario nella pizzeria, ha portato la polizia a indagare sui legami di Cristiano con Manuel Spano e Umberto Galizia, imprenditore campano di 47 anni. I tre erano stati arrestati il 1° dicembre 2016, poi la posizione di Galizia è stata stralciata e rimessa ad altro giudice con udienza fissata a dicembre.

Le aste pilotate. Nel corso delle indagini su Vincenzo Cristiano (soprattutto le intercettazioni) spunta il caso delle presunte aste pilotate nel tribunale di Tempio. Un altro terremoto nel palazzo di giustizia gallurese già segnato dall’arresto di un giudice. Dalla procura di Tempio, allora guidata da Domenico Fiordalisi, la palla passa di nuovo a Roma perché si indaga ancora una volta su magistrati. La bomba esplode nel mese di dicembre dell’anno scorso. L’avviso di concluse indagini viene notificato quattro mesi dopo a undici persone: sei magistrati, due avvocati, un perito e due cancellieri. L’accusa ipotizzata dalla procura di Roma è turbativa d’asta. Tra le figure più rilevanti, l’ex presidente del tribunale di Tempio e ora presidente della Corte d’appello di Cagliari Gemma Cucca, il giudice dell’esecuzione del tribunale di Tempio Alessandro Di Giacomo, i magistrati di Cagliari Andrea Schirra e Chiara Mazzaroppi, l’ex presidente del tribunale di Tempio ed ex presidente della Corte d’appello di Sassari Francesco Mazzaroppi, il giudice prima in servizio a Tempio e successivamente Sassari, Elisabetta Carta.

Villa Ragnedda. La presunta asta giudiziaria pilotata riguarda la vendita della villa a Baia Sardinia intestata alla società Rebus del defunto imprenditore di Arzachena Sebastiano Ragnedda. La villa – sostiene l’accusa – è stata aggiudicata a prezzo stracciato (472mila euro con un ribasso del 25% sulla base d’asta di 524mila euro, per la presenza nell’immobile di un occupante che, invece, era già morto) ai magistrati Chiara Mazzaroppi e Andrea Schirra. Nell’avviso di concluse indagini notificato agli undici indagati, ritorna la figura di Cristian Ambrosio: in un capo d’imputazione si fa riferimento a un rinvio anomalo relativo al procedimento penale a suo carico.

Fiordalisi indagato. Ancora in corso l’inchiesta sulle presunte aste pilotate, il tribunale di Tempio ne apre un’altra non meno clamorosa, addirittura con l’ex capo della Procura Domenico Fiordalisi indagato per falso. Cioè avrebbe modificato fascicoli d’indagine quando già non era più in servizio a Tempio. In questo caso a Fiordalisi è stato notificato l’avviso di concluse indagini.(t.s.)

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