La Nuova Sardegna

forza italia si spacca 

Gli anti Cappellacci: ci porta nel baratro La sua replica: sono una minoranza

Gli anti Cappellacci: ci porta nel baratro La sua replica: sono una minoranza

CAGLIARI. Lo strappo era nell’aria da una vita. Settimane fa Berlusconi ha provato a metterci una pezza. È stato inutile. Così, concluso il conto alla rovescia, Forza Italia Sardegna è scoppiata al...

16 ottobre 2018
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CAGLIARI. Lo strappo era nell’aria da una vita. Settimane fa Berlusconi ha provato a metterci una pezza. È stato inutile. Così, concluso il conto alla rovescia, Forza Italia Sardegna è scoppiata al suo interno. Ora i tronconi sono due e contrapposti. D una parte l’eurodeputato Salvatore Cicu, il deputato Pietro Pittalis e i consiglieri regionali Alessandra Zedda, capogruppo, Marco Tedde, Antonello Peru e Stefano Coinu, quattro su nove. Dall’altra, Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale, più il resto dei consiglieri regionali: Alberto Randazzo, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Edoardo Tocco e Stefano Tunis, cinque su nove.

Stoccata e controstoccata. Il primo gruppo ha preso carta e penna per scrivere al Cavaliere: «È tempo di chiarezza. Forza Italia non può essere più svenduta. Siamo sconcertati da ciò che sta accadendo». Cioè, senza mai citarlo nell’appello, non vogliono più Cappellacci come coordinatore regionale. Cappellacci, con un contro comunicato, ha replicato: «Sono sempre pronto al dialogo soprattutto con una minoranza», e per lui la minoranza è formata da chi gli ha puntato la prua addosso. Per poi confermare: «Venerdì, a Oristano, ho convocato la direzione regionale per discutere della situazione politica».

Lo scontro. A far scoppiare il bubbone potrebbe essere stata la decisione, al Tavolo nazionale, di lasciare alla Lega la nomina del futuro candidato ma è improbabile. Oppure, è molto probabile, l’investitura ufficiosa, sabato a Carbonia, di Stefano Tunis come candidato alternativo al nome che sarà proposto dal Carroccio. Qualunque sia il motivo ,ora la faida è alla luce del sole.

La lettera. Una pagina fitta, indirizzata a Berlusconi, in cui i sei della rivolta (Pittalis, Zedda e più) hanno scritto: «Se ci sono delle certezze che da sempre hanno guidato la nostra azione politica, le nostre scelte, la nostra appartenenza a Forza Italia, queste sono rappresentate dai valori fondanti del partito e dalla continua e ininterrotta fiducia nel presidente Berlusconi. Ebbene, a fronte di queste certezze, spiace invece constatare come oggi, la gestione in Sardegna, sia da troppo tempo improntata e sminuita da un coordinamento regionale con una gestione individuale, senza confronto, contraria ai principi dettatati dalla nostra carta dei valori, che, sta letteralmente svendendo la storia e il percorso del partito a scapito di tutti». Fino all’affondo: «Siamo sconcertati dal mancato coinvolgimento dei territori, dei sindaci, degli amministratori locali. Sconcertati dall’esclusione continua dalle scelte più importanti per il destino del partito. Per troppo tempo abbiamo assistito a un’azione solitaria ed arbitraria, (il riferimento è a Cappellacci) priva di risultati politici ed elettorali, che sta conducendo Forza Italia in un pericoloso baratro». Ancora: «Il partito, la sua base, i suoi esponenti, i territori sono stati esclusi ed espropriati dei propri ruoli guida in nome di un agire che mai ha contemplato parole come partecipazione, condivisione, collegialità». Ed ecco l’appello: «Oggi sentiamo il dovere di dire basta. Occorre chiarezza e unità che solo l’autorevole e necessario intervento del presidente Berlusconi può garantire... (a questo punto) chiediamo una nuova e immediata guida del partito per realizzare quell’unità che compatti la migliore squadra di Forza Italia e favorisca l’alleanza di un centrodestra più ampio e coeso possibile».

La replica. Quella di Cappellacci è stata di questo tenore: «Forza Italia è da sempre aperta al dialogo e sempre pronta ad ascoltare tutte le posizioni, anche quelle più distanti ed espresse da una minoranza. Le regole basilari e la responsabilità suggeriscono di confrontarsi, discutere e perfino scontrarsi nelle riunioni interne, peraltro già convocate, anziché attraverso comunicati stampa. Resto pertanto aperto al confronto, alla sola condizione che si svolga nel suo alveo naturale, con il metodo democratico negli organi di partito. Invito al confronto chi oggi esterna senza riflettere, assicurando che anche le minoranze saranno sempre ascoltate, coinvolte e valorizzate».

Come finirà? Se non interverrà il Cavaliere, in un modo o nell’altro e al più presto, Forza Italia rischia di camminare sempre più su un campo minato e saltare in mille pezzi prima delle elezioni regionali. (ua)

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