La Nuova Sardegna

Metano, Pigliaru preme su Conte e Di Maio

Metano, Pigliaru preme su Conte e Di Maio

Il governatore: in alternativa vogliamo i 400 milioni che ogni anno i sardi pagano in più per l’energia

17 ottobre 2018
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CAGLIARI. Ventisei giorni fa il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha scritto al Governo: «Sul metano, aspettiamo una risposta». Era il 20 settembre, ma Palazzo Chigi ancora non ha risposto. L’ha svelato il governatore nella relazione al Consiglio regionale sullo stato della metanizzazione. «Ho indirizzato – le parole di Pigliaru – la lettera al presidente Giuseppe Conte e al ministro per lo Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e attendo fiducioso un segnale da Roma». Perché, è inutile nasconderlo, c’è preoccupazione dopo la recente levata di scudi dei parlamentari sardi del M5s sulla dorsale sarda. È la rete di tubazioni destinata a collegare i depositi costieri di Cagliari e Porto Torres ai 367 Comuni, e su cui i grillini hanno dichiarato più di una perplessità su un possibile «devastante impatto ambientale». Anche se il ministro Danilo Toninelli, 5 stelle, ha provato a gettare acqua sul fuoco. Per la verità l’ha fatto dopo essere stato proprio lui invece il primo ad accenderlo con un’intervista alla Nuova. Ai primi di luglio, aveva detto: «La metanizzazione in Sardegna? È un progetto obsoleto». Per poi ricredersi, qualche giorno più tardi in un vertice con Pigliaru a Roma, fino ad aprire uno spiraglio: «Come per tutte le grandi infrastrutture che abbiamo avuto in eredità, sarà eseguita un’attenta analisi tecnico-finanziaria per valutare i costi-benefici dell’opera e poi valuteremo il da farsi senza pregiudizi ideologici».

Da quell’incontro sono trascorsi diversi mesi, poi c’è stato l’invio al governo del Dossier Sardegna, a metà luglio, subito dopo l’incontro, a Cagliari, con la ministra per il Sud Barbara Lezzi, sempre per sollecitare un segnale decisivo. Che non c’è stato ed ecco perché Pigliaru ha scritto la lettera a Conte e Di Maio. Non solo per tenere alta l’attenzione sul progetto, ma soprattutto pretendere «il pieno rispetto del Patto per la Sardegna (firmato con l’allora premier Matteo Renzi, nell’estate del 2016 a Sassari) in cui con un miliardo e 400 milioni alla Sardegna era riconosciuto il pieno e sacrosanto diritto di non essere più l’unica regione senza il metano e quindi essere condannata a pagare ancora la bolletta energetica più alta in Italia, con un costo maggiorato di almeno 400 milioni per famiglie e imprese». Il governatore è stato deciso nel dire in aula: «Abbiamo necessità di capire cosa accadrà in futuro su un progetto che è concreto. Ci sono soprattutto i finanziamenti necessari per realizzarlo, con anche un società privata, la Snam-Sgi, che si è detta pronta ad aprire i cantieri». Poi Pigliaru ha difeso la dorsale sarda: «È l’unica possibilità che esiste, a nostra conoscenza, per garantire la distribuzione del metano in tutta la Sardegna, ripeto in ogni Comune, a parità di prezzo». Per i 5 stelle, invece la distribuzione dovrebbe essere con le autobotti, per evitare che la dorsale «lasci una cicatrice perenne».

Frase tra l’altro utilizzata, in Consiglio, da Emilio Usula, Autodeterminatzione, per ribadire il no degli indipendentisti al metano. Nel dibattito per l’opposizione sono intervenuti Attilio Dedoni, Riformatori, e Alessandra Zedda, Forza Italia. Per la maggioranza Pietro Cocco del Pd ha ribadito che «su Palazzo Chigi la pressione dev’essere continua per ottenere quello che è una compensazione dovuta all’insularità». Nella replica Pigliaru è stato deciso: «Sul metano il Governo ora deve per forza risponderci e se per ipotesi quello attuale dovesse cambiare idea, allora ci riconosca come compensazione i 400 milioni che ogni anno i sardi pagano in più come costo energetico. Ma sia chiaro e lo ripetiamo: la Sardegna vuole il metano». (ua)

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