La Nuova Sardegna

Pd, l’appello di Scanu: «Subito le primarie»

Pd, l’appello di Scanu: «Subito le primarie»

L’ex senatore chiede una scossa: «Un appello trasversale al partito per ripartire Allarghiamo la coalizione e pensiamo a un rapporto diverso con lo Stato»

18 ottobre 2018
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SASSARI. Stanco di fare lo spettatore, l’immobile soprammobile del centrosinistra. Il Pd cerca di darsi una scossa. E la proposta arriva da uno dei senatori del partito, Gian Piero Scanu, che fa da portavoce a un movimento trasversale che va al di là del territorio gallurese e abbraccia una fetta del partito. Più che una richiesta è una scossa che si vuole dare al partito. Attraverso l’accelerazione delle Primarie. Ma anche attraverso una maggiore considerazione dell’autonomismo che il Pd sardo deve coltivare. Appello che Scanu e altri esponenti del Pd consegneranno al segretario Emanuele Cani

Perché questo appello?

«Viviamo in tempi difficili. Essere democratici oggi vuole dire resistere attivamente e lottare. In questo quadro, ti sollecitiamo a mettere fine a una sbagliata inibizione culturale. La sinistra sarda non può avere reticenze nel dire che la Sardegna è una nazione. Non mi pare ci possa essere che questo tipo di sentimento. Siamo una comunità unita da una cultura, da una storia, da una lingua e da comuni e specifici interessi. Dobbiamo impegnarci immediatamente per dare voce alla nostra coscienza comune e, subito dopo, aprire il giusto dibattito politico su come interpretare questo sentimento nazionale».

Mi scusi, ma lei tira la volata a Maninchedda?

«No. Non è un appello pro Maninchedda, e non deve esserlo. La nostra è un’esortazione a un partito immobile. Si devono fare le primarie. Si deve allargare nel modo più inclusivo possibile la coalizione. E chi vuole partecipare lo deve fare. Sia Maninchedda, o Zedda o altri».

Ha in mente un modello?

«Non per forza. Ci sarà chi penserà a un autonomismo spinto, chi a una riforma federale della Costituzione, chi anche all'indipendenza conquistata legalmente. Ma ora ci si deve impegnare questo sentimento comune di appartenenza. Questa è una grande opportunità culturale e un luogo della resistenza e dell’impegno democratico. In questo senso a noi pare una grande opportunità poter partecipare a primarie nazionali sarde. Anche Martina ha detto che chi si vuole candidare alla presidenza si deve sottoporre alla valutazione dei sardi. Dunque, cosa spettiamo ancora?».

Ha un riferimento?

«Penso a quello che è successo in Baviera in cui i Verdi hanno avuto un grande successo. L’area progressista deve avere attenzione per l’ambiente. È rimasta indifferente a emergenze nella nostra isola. Al degrado urbano e industriale, all’atomizzazione di certe forme di abusivismo e non ultimo a quello delle aree militari. Il successo dei verdi in Baviera è una fiamma che si accende nel buio pesto del sovranismo».

Qual è la linea secondo lei?

«Se si parla di programmi dobbiamo farlo in linea orizzontale con le cose da fare in Sardegna, ma anche in maniera verticale. Dobbiamo chiederci che tipo di atteggiamento istituzionale mantenere con lo Stato italiano. Noi conserviamo l’europeismo. Ma dobbiamo discutere su un diverso rapporto con lo Stato italiano. Va superata la sindrome dello statista che ha colpito alcuni politici sardi che hanno avuto ruoli istituzionali, ma hanno trascurato la loro sardità per non apparire affetti da provincialismo».

Il suo è un appello per le primarie?

«Non solo. È un appello per aggregare le forze e le sensibilità affini. Per esaltare il fronte progressista e identitario, che per sua natura si deve opporre a quell’ossimoro politico che è l’unione tra Lega e Psd’Az. Un qualcosa che è contrario a ciò di cui ha bisogno la Sardegna. Questo non è solo un mio pensiero, ma è il sentire comune di molta parte del Pd. E non solo in Gallura. Questo appello verrà fatto al segretario Emanuele Cani che in questi giorni sarà in Gallura». (l.roj)

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