La Nuova Sardegna

M5s, condannato Puddu addio al sogno della Regione

di Mauro Lissia
M5s, condannato Puddu addio al sogno della Regione

Un anno al leader grillino e al legale indicato come sindaco-ombra di Assemini

19 ottobre 2018
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CAGLIARI. Un anno di reclusione con la condizionale e l’addio ufficiale alla candidatura per la presidenza della Regione, a febbraio 2019. La corsa elettorale di Mario Puddu, coordinatore del M5s in Sardegna, è finita di colpo su un binario morto. Alle dieci in punto l’ingegnere asseminese che ama il Cagliari e Gigi Riva si è presentato al fianco del difensore Luigi Sanna davanti al giudice Roberto Cau, la lettura del dispositivo è durata poco più di un minuto ma gli effetti, moltiplicati dalla legge Severino, sono per lui devastanti: colpevole di concorso in abuso d’ufficio, incassa esattamente la pena richiesta dal pm Marco Cocco e dovrà fare i conti anche con l’interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi. Attenuanti generiche, tutto sospeso per la condizionale e in attesa di un inevitabile giudizio d’appello, ma abbastanza per rendere irrealizzabile la candidatura, perché la condanna comporta la sospensione per sei mesi dalla carica pubblica. Senza lo sconto previsto dal rito abbreviato, la pena sarebbe stata più alta di sei mesi. Responsabile dello stesso reato anche Francesco Murtas, l’avvocato con un lungo passato nel Pd che Puddu aveva scelto come sindaco-ombra, un esperto in amministrazione pubblica che doveva accompagnarlo nel cammino da capo dell’esecutivo comunale di Assemini. Il connubio professionale con il legale gli è stato fatale, perché l’accusa e la sentenza conseguente sono legate anche alla promozione della moglie di Murtas al posto di una funzionaria sgradita, Adele Solinas. Entrambi dovranno risarcire i danni alla parte civile patrocinata dall’avvocato Francesco Marongiu, sarà il tribunale civile a stabilire la cifra.

L’espressione di Puddu all’uscita dall’aula 8 del tribunale diceva tutto ancor prima che l’ex sindaco parlasse. Un colpo micidiale, perché neppure una riforma del giudizio in appello potrà restituire al leader sardo del M5s il ruolo di candidato a governatore. Deluso il difensore: «Eravamo sicuri di avere ragione e non riesco nemmeno a immaginare quali possono essere state le motivazioni di questa condanna - ha detto all’Ansa l’avvocato Sanna - il giudice si è preso novanta giorni per scrivere le motivazioni di questa decisione, le leggeremo con attenzione e certamente presenteremo ricorso in appello perché siamo sicuri della correttezza dei comportamenti». Pochi minuti dopo l’uscita dal palazzo di giustizia Mario Puddu ha diffuso via Facebook il proprio commento sulla decisione del giudice Cau.

L’accusa di abuso d’ufficio è riferita a un fatto datato marzo 2014, quando Francesco Murtas fa nominare la propria moglie Stefania Picciau per il ruolo di responsabile di posizione organizzativa all'ufficio Suap-Urp-sviluppo economico. La seconda nomina al centro del procedimento penale è quella di Anna Paola Mameli, che viene incaricata di seguire i servizi tributi e contenzioso in danno di una funzionaria interna all'amministrazione che per la Procura aveva tutti i titoli per ricoprire gli incarichi. Grazie a questa scelta, avallata da Puddu con un atto formale di nomina, le due dirigenti - è scritto nel capo d'imputazione - avrebbero beneficiato di vantaggi economici ingiusti: 27.234 euro la Picciau e 18.302 la Mameli. A denunciare gli abusi alla Procura sono state tre consigliere comunali del M5s - Rita Piano, Irene Piras e Stefania Frau - che in seguito a questa iniziativa vennero espulse dal movimento. Nell’esposto veniva illustrata una situazione a loro dire inaccettabile: la presenza costante negli uffici dell’avvocato Murtas, che fra l’altro ricevette l'incarico di elaborare il nuovo assetto organizzativo del Comune di Assemini. Il prossimo 26 aprile Puddu dovrà tornare in tribunale per rispondere con altre due persone di diffamazione nei confronti di una dipendente del Comune sgradita alla sua amministrazione.

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