La Nuova Sardegna

I periti: «Sano di mente quando uccise Erika»

di Valeria Gianoglio
I periti: «Sano di mente quando uccise Erika»

L’esame psichiatrico chiesto dal gup inchioda Fricano. Il 26 la sentenza

20 ottobre 2018
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NUORO. Un litigio scoppiato per alcune briciole di pane, 52 coltellate alla fidanzata – buona parte inferte anche mentre quest’ultima era rannicchiata a terra – e poi è uscito a comprare le sigarette. E lungo il tragitto, sulla vecchia statale 125, davanti alle villette di Lu Fraili e ai bagnanti che si avviavano verso la spiaggia, quando incontra una vicina di casa che le chiede se il pacchetto, alla fine, lo avesse comprato, risponde sicuro, come se niente fosse.

Ha ricordato anche questa sequenza disarmante di azioni, ieri mattina, uno dei periti nominati dal gup Mauro Pusceddu per accertare se, l’11 giugno dell’anno scorso, quando aveva ucciso la fidanzata Erika Preti, con lui in vacanza in Sardegna, l’attuale imputato per omicidio, Dimitri Fricano, fosse capace di intendere e volere o se fosse invece in preda agli effetti devastanti di un disturbo della personalità. «Per me era perfettamente integro – risponde, ieri mattina, davanti al gup, lo psichiatra Nevio Troisi, incaricato, insieme alla psicologa Giuseppina Miranda, di esaminare la mente del killer reo confesso – fino a un momento prima del delitto non c’era assolutamente traccia di quanto stava per accadere. Non c’è traccia di un disturbo della personalità. Escludo questa ipotesi». «Per come è stato consumato il delitto – continua il perito – escludo l’infermità mentale. Era capace di intendere e volere. Dopo il delitto, quella mattina, è uscito a comprare le sigarette e nel tragitto del ritorno ha incontrato la padrona di casa alla quale ha risposto sereno. L’amnesia che ha detto di avere avuto, dunque, è solo per pochi minuti».

Ci sono volute poco meno di tre ore di audizione dei periti, dentro l’aula gup al quarto piano del Palazzo di giustizia di Nuoro, per chiudere l’ultima udienza che precede la discussione, al processo per l’omicidio di Erika Preti, la giovane commessa biellese uccisa con 52 coltellate l’11 giugno del 2017 dal fidanzato Dimitri Fricano.

Il processo, con il rito abbreviato, da diversi mesi ormai non si gioca attorno alla colpevolezza o meno dell’imputato – visto che a un mese e mezzo dall’omicidio aveva confessato le sue responsabilità – ma si gioca attorno all’entità della pena e alla diagnosi o meno di una infermità mentale, quantomeno parziale. Per gli avvocati di Fricano, gli avvocati Alessandra Guarini e Roberto Onida, infatti, in quei minuti tremendi delle coltellate Fricano era in preda a un’incapacità mentale transitoria. Una sorta di black out della psiche che alla fine lo aveva portato anche a rimuovere i dettagli di quegli istanti.

«Incapacità transitoria» ha infatti diagnosticato la consulente della difesa, Daniela Ponzetti. La difesa di Fricano, dunque, ieri mattina non ha condiviso le conclusioni dei periti nominati dal gup Pusceddu. «Oggi abbiamo presentato una memoria – spiegano, infatti, al termine dell’udienza, gli avvocati Guarini e Onida – nella quale sosteniamo l’invalidità della perizia poiché non sottoscritta da uno dei periti. E abbiamo chiesto una nuova perizia e sostenuto la nullità e violazione del diritto al contraddittorio per non aver sentito il terzo perito in aula».

Ma il gup ha stabilito che in ogni caso, venerdì prossimo, si aprirà la fase della discussione e ci sarà la sentenza. «Questa perizia ci conforta – dicono al termine dell’udienza, papà Fabrizio e mamma Tiziana Suman, i genitori di Erika Preti, accompagnati dai loro avvocati Lorenzo Soro e Chiara Soro – Dimitri è stato dichiarato pienamente capace di intendere e volere. Ora attendiamo con fiducia la sentenza, la prossima settimana. Chiediamo solo che venga fatta giustizia per la nostra Erika».

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