La Nuova Sardegna

La famiglia di Stefano Masala in cimitero: «Preghiamo sulla tomba di Monni»

Marco Masala, il padre di Stefano Masala
Marco Masala, il padre di Stefano Masala

I parenti più stretti dell’altra giovane vittima dei fatti di sangue del 7 e 8 maggio 2015, per i quali è stato condannato in due gradi di giudizio anche il cugino di Cubeddu, Paolo Enrico Pinna, raggiungeranno il paese arroccato sulla montagna per lasciare un fiore sulla tomba di Gianluca

22 ottobre 2018
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ORUNE. Il cimitero di Orune, meta del mesto pellegrinaggio dei familiari di Gianluca Monni a giorni accoglierà la famiglia di Stefano Masala. I parenti più stretti dell’altra giovane vittima dei fatti di sangue del 7 e 8 maggio 2015, per i quali è stato condannato in due gradi di giudizio anche il cugino di Cubeddu, Paolo Enrico Pinna, raggiungeranno il paese arroccato sulla montagna per lasciare un fiore sulla tomba di Gianluca Monni.

Un gesto che ormai è diventato una consuetudine, triste eppure consolatoria. I familiari del ragazzo di Nule, scomparso la vigilia dell’agguato allo studente orunese, spesso si recano nel camposanto del paese. «Non oggi ma sicuramente nei prossimi giorni, passata l’emozione scatenata dalla sentenza, andremo, come abbiamo già fatto, al cimitero di Orune per pregare sulla sua tomba» dice Alessandra, la sorella gemella di Stefano che racconta come queste visite siano diventate importanti per la sua famiglia.

«Ci siamo ritrovati sulla tomba in occasione del suo compleanno e delle feste. E lo faremo anche dopo la sentenza che è servita a scrivere un altro importante pezzo di verità» dice ancora la ragazza. Le contrastanti emozioni che hanno accompagnato il primo grado del giudizio a carico del giovane ozierese si fanno ancora sentire. Il dolore ha cementato i rapporti tra le due famiglie che hanno trascorso le udienze del dibattimento, celebrato nel palazzo di giustizia del capoluogo barbaricino, fianco a fianco. Hanno condiviso la ricostruzione della sparizione di Stefano e l’uccisione di Gianluca, due eventi che secondo la magistratura giudicante sono da considerarsi concatenati. La cattiva sorte – e per i giudici della Corte d’assise di Nuoro anche un disegno orchestrato di comune accordo dai cugini Pinna e Cubeddu – ha accomunato i destini dei due ragazzi. Ma se per i Monni c’è almeno una tomba su cui piangere, i Masala attendono ancora che il corpo di Stefano venga restituito. «Ora vogliamo solo che torni a casa perché possa riposare in pace» aveva detto e ripetuto, anche pochi minuti dopo la lettura del verdetto di condanna di Cubeddu, Marco Masala. La speranza di questo padre, che non ha mai smesso di cercare il suo ragazzo, è che possa essere sepolto accanto a mamma Carmela. A lei, che è spirata proprio il giorno in cui i carabinieri arrestavano i due cugini, ha promesso in punto di morte che Stefano avrebbe avuto una sepoltura cristiana. Ancora non ha adempiuto a quella promessa. Nel frattempo porta i fiori sulla tomba di Gianluca. (g.f.)



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