La Nuova Sardegna

Tremila fiaccole per ricordare Manuel

di Giusy Ferreli
Tremila fiaccole per ricordare Manuel

Macomer, nel corteo nonna Gavina e le zie del diciottenne

27 ottobre 2018
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INVIATA A MACOMER. Gavina Puggioni non s’aspettava che il ricordo di quel nipote, massacrato a colpi di piccone sulle sponde del lago Omodeo, riuscisse a far arrivare tante gente. Eppure erano migliaia le persone che, con le fiaccole in mano, hanno voluto onorare la memoria di Manuel, ucciso a 18 anni per un debito di droga da un gruppo di coetanei.

«Tutte queste persone sono qui per lui. Mio nipote, rimasto vittima di cattive compagnie, meritava che ci fosse tanta gente» dice la nonna con un filo di voce. Non si sa se la presenza a Macomer di oltre tremila persone, che hanno partecipato alla fiaccolata in ricordo del ragazzo, sia riuscita a lenire il dolore dell’anziana donna. Ma a quell’appuntamento la nonna di Manuel Careddu non è voluta mancare. Arriva puntuale alle 18 accompagnata dagli altri figli. Ferma sulle gradinata del palazzo municipale si asciuga le lacrime che ancora le sono rimaste mentre attorno a lei sono in tanti a stringersi per un abbraccio, un bacio. La vicinanza di tante persone, molte delle quali neppure conoscevano Manuel, è servita forse a dare un senso a ciò che senso non ha. Sua figlia, però, non è accanto a lei.

«Non sta bene, non è riuscita a venire» dice la nonna di Manuel. La forza della disperazione che ha sorretto Fabiola Balardi sin dai primi istanti della scomparsa del ragazzo, che l’ha indotta a rivolgersi alle forze dell’ordine per indicare la pista da seguire e a portare dei fiori sul luogo dove i giovani hanno infierito con il piccone e il badile che si erano portati appresso, ieri non è bastata a sopportare il viaggio mattutino verso il tribunale dei minori di Cagliari, insieme al suo avvocato, e la fiaccolata della sera. La donna è rimasta a casa nel quartiere di Santa Maria, un rione che alterna palazzine popolari a villette, dove la gente è abituata a lavorare duro e dove Manuel è stato cresciuto dalla mamma e dalla nonna. Che non si mette in testa al corteo ma cammina tra gli altri. A guidare la fiaccolata ci sono invece gli amministratori comunali di Macomer e del Marghine chiamati a raccolta dal sindaco Antonio Succu. Ci sono anche quelli del Guilcer, con in testa i primi cittadini di Ghilarza e Abbasanta Stefano Sanna e Alessandro Defrassu, i paesi dove, sino al loro arresto vivevano i giovani ritenuti responsabile dell’omicidio. Ci sono studenti e insegnanti, anziani e bambini. Silenziosamente raggiungono l’aula magna del liceo di Macomer per una riflessione. «Abbiamo voluto incontrarci per interrogarci tutti assieme perché la tragedia di Manuel non passi sotto silenzio» dice Succu che aggiunge: «questo momento di riflessione ci deve aiutare a ritrovare la strada. Abbiamo chiamato a raccolta tutti: amministratori, associazioni, ragazzi e scuola». La riflessione riguarda il contesto in cui è maturato il delitto e che ha coinvolto due minorenni, un ragazzo e una ragazza di 17 anni e altri tre giovanissimi, Christian Fodde, Matteo Satta e Rinaldo Carta ai quali si è aggiunto un sesto ragazzo, Nicola Caboni, accusato di soppressione di cadavere. Per una comunità distrutta ce ne sono altre due altrettanto devastate dal dolore. E ci sono le famiglie dei ragazzi che ora sono in carcere. Ci sono i familiari della ragazzina che hanno accettato il sostegno dell’equipe specializzata di Spazio Famiglia, servizio del Plus, che farà di tutto per superare questo momento. «Mai avremmo voluto essere qui. Il nostro doloroso dovere – Defrassu sindaco di Abbasanta – è di porgere le nostre condoglianze alla famiglia di Manuel e all’intera comunità di Macomer. Questi ragazzi li abbiamo visti cresce, sono anche figli nostri. E la responsabilità non può essere addossata ai singoli individui ma è collettiva». Una responsabilità dura da sopportare. Ernesto Battistotti carabinieri in pensione che per tanti anni ha lavorato nel nuorese e nel sassarese è lapidario «In 50 anni che sono in Sardegna – dice – non ho memoria di un crimine così efferato».

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