Sardegna flagellata, sos di Coldiretti: "Urgente affrontare i cambiamenti climatici"
Nell'Algherese la grandine di dimensioni eccezionali ha raso al suolo i campi coltivati, per Alto Oristanese e Marghine cancellate stagioni di duro lavoro: bisogna orientarsi verso colture e metodi di coltivazione in grado di sopportare perturbazioni ormai frequenti
SASSARI. Ieri 29 ottobre meteo impazzito con palle di ghiaccio di dimensioni inusuali, forti piogge concentrate in pochi minuti, vento da sud ovest sino a 160 km, con cadute di rami: la Sardegna il giorno si sveglia malconcia e piena di preoccupazione per il futuro.
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Comincia Coldiretti che fa la conta dei danni del maltempo e, anche se per i bilanci occorre attendere la fine della perturbazione, può già parlare di «agricoltura in ginocchio» perché quella di ieri non è stata la prima mazzata: la siccità nel 2017 è stata straordinaria e, sia in primavera che nell'agosto 2018, pioggia e grandine anomale con l'alluvione nel sud Sardegna e nel Sarrabus hanno cancellato i raccolti.
Ieri grandine e forte vento hanno scoperchiato stalle, abbattuto alberi, raso al suolo colture, distrutto strutture e mezzi, con numerosi animali morti. «Il territorio più danneggiato è quello tra l'Alto Oristanese e il Marghine - dice Coldiretti - In pochi minuti vanno in frantumi una o più stagioni di lavoro». La grandine di dimensioni inusuali ha raso al suolo le campagne dell'Algherese: rovinate colture di stagione e olivi in piena raccolta. Tanti danni si registrano anche su serre e strutture
Per il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba, urge «un forum politico sui cambiamenti climatici». Per il presidente, Battista Cualbu, occorre «indirizzare il nuovo Psr su colture e metodi di coltivazione compatibili con questo clima».