La Nuova Sardegna

Il Dna elimina i dubbi quel corpo è di Manuel

di Maria Antonietta Cossu
Il Dna elimina i dubbi quel corpo è di Manuel

La conferma dopo l’esame. Domani alle 15.30 il funerale a Macomer Fiaccolata tra Ghilarza e Abbasanta: nel corteo anche la madre di Fodde 

31 ottobre 2018
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MACOMER. L’attesa finisce nel tardo pomeriggio di ieri, quando è stato superato anche un intoppo burocratico che sembrava un ennesimo accanimento sulla famiglia di Manuel Careddu. Alla fine tutto si è risolto e la salma del giovane ucciso l’11 settembre sulle sponde del lago Omodeo può tornare a Macomer. Domani 1° novembre, giorno di Ognissanti, il ragazzo avrà il suo funerale. La madre e i familiari avranno invece un luogo dove poterlo finalmente piangere. L’esame del Dna, inevitabile e indispensabile procedura per le aule di giustizia in cui verranno giudicati i suoi assassini, ha confermato quello di cui nessuno dubitava.

Il corpo ritrovato oltre un mese dopo il delitto nel campo di Costaleri a Ghilarza era del ragazzo condannato a morte da cinque altri giovani per aver chiesto il pagamento di un credito di droga. E così è davvero arrivato il momento di chiudere il primo dolorosissimo capitolo della storia che avrà il suo esito nel lutto collettivo e nella celebrazione della messa nella parrocchia della Madonna Missionaria di Macomer alle 15.30 di domani, quando anche i paesi di Ghilarza e Abbasanta proclameranno il lutto cittadino.

La fiaccolata. Tre comunità spezzate dal dolore ma unite nella consapevolezza che al dramma si debba reagire ricominciando a costruire, mattone dopo mattone, quella parte di società in cui il malessere e la marginalizzazione si sfogano nelle devianze e nelle dipendenze. Amministratori, rappresentanti delle istituzioni religiose, associazioni, uomini, donne, giovani e bambini di Ghilarza, Abbasanta, Macomer e di altri paesi del Guilcer, del Marghine e del Barigadu ieri hanno marciato nel ricordo di Manuel Careddu avanzando insieme verso un unico obiettivo: progettare il futuro dei ragazzi. Due cortei, ieri, sono partiti dalla stazione ferroviaria di Abbasanta e da piazza San Palmerio, a Ghilarza, confluendo l'uno nell'altro a metà strada. Confusa tra la folla ha partecipato anche la madre di Christian Fodde. Il freddo non ha arrestato la marcia della solidarietà di quei cittadini e degli amministratori che da subito si sono chiesti dove avessero sbagliato per lasciare che quelle giovani menti arrivassero oltre il un punto di non ritorno. Il serpentone umano, 500 persone circa, ha proseguito verso viale delle Rimembranze, dove è stato messo a dimora un ulivo, simbolo di pace tra le popolazioni del Marghine e del Guilcer ferite dalla violenza che ha spinto cinque ragazzi a spegnere una vita e a rovinare la propria. Davanti al simbolo della conciliazione e della speranza, le comunità hanno vissuto un intenso momento di raccoglimento e di preghiera. A rompere il silenzio che aveva accompagnato il pellegrinaggio è stato il parroco di Abbasanta, don Mario Cuscusa, che indugiando sul lutto di tutte le famiglie coinvolte ha pronunciato parole di riconciliazione e di speranza. I sindaci di Ghilarza, Abbasanta e Macomer e il vicario del vescovo, padre Contini, hanno concluso il rosario di messaggi di solidarietà e di appelli: «Investiamo su di loro», ha detto Stefano Sanna citando don Ettore Cannavera. «Ripartiamo da qui per andare verso il futuro, verso i nostri ragazzi, ricordando che la vita». ha esortato Alessandro Defrassu. Antonio Succu ha invocato sostegno per le famiglie dei ragazzi che sbagliano: «C'è anche una debolezza di sistema, aiutiamole affinché queste cose non accadano più».

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