La Nuova Sardegna

Dorgali piange Michela Sotgia. Lo zio: «Aveva tanti sogni»

di Kety Sanna
Dorgali piange Michela Sotgia. Lo zio: «Aveva tanti sogni»

In paese si attende il ritorno della salma della 19enne investita giovedì. Il parroco: «Sarà difficile superare questo lutto, possiamo solo pregare per lei»

05 novembre 2018
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[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:regione:1.17431891:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/regione/2018/11/05/news/erano-in-due-nell-auto-che-ha-travolto-la-ragazza-1.17431891]]DORGALI. Sono giorni di silenzio e di dolore per Dorgali dopo la morte di Michela Sotgia, la studentessa 19enne travolta e uccisa da un’auto mentre in compagnia di alcuni amici, usciva da una discoteca di Marina di Pietrasanta nella notte di Halloween. Il paese si prepara al rientro della salma e lo fa organizzando un momento di raccoglimento. «Oggi ci ritroveremo come comunità nella chiesa parrocchiale alle 18 per accompagnare nella preghiera e nel silenzio la famiglia di Michela, che compie il triste viaggio del ritorno a casa e per presentare al Padre le nostre lacrime e i nostri perché – dice il parroco don Michele Casula –. Non sappiamo con sicurezza la data e l’orario dei funerali: forse saranno martedì alle ore 10 nella cripta del cimitero, domani (oggi per chi legge ndr) sapremo con sicurezza. Su richiesta della famiglia, daremo le condoglianze in un abbraccio comunitario e apponendo le nostre firme in un albo posto all’ingresso del cimitero, che potranno sostituire, per chi lo desidera, la stretta di mano. Il miglior gesto di amore e condivisione sarà – aggiunge il parroco – partecipare ai funerali e vivere il lutto cittadino».

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Dorgali è un paese costernato e incredulo di fronte a quanto è accaduto. «La morte improvvisa e dolorosa di una figlia è un lutto che causa uno sconfinato dolore – continua don Casula –. In un momento, come questo, è difficile pronunziare parole che possano scendere nel cuore e lenire la sofferenza. I sentimenti e le emozioni sono più forti di ogni tipo di ragionamento e di riflessione. Forse solo il silenzio, le lacrime e la preghiera sono gli atteggiamenti più consoni per sopportare il peso della morte improvvisa di una giovane che si stava aprendo alla vita».

Il parroco che in questi giorni terribili è stato vicino ai genitori che ha sentito più volte per telefono, e ai familiari rimasti in paese, ricorda la studentessa: «Michela era una bella persona, amava studiare ma aveva tanti interessi come i giovani della sua età: il teatro e la sua più grande passione, l’astronomia che cercava di condividere con tutti. In questo triste momento – aggiunge il prete – abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di toccare l’invisibile e trovare Dio anche nel dolore e nella morte, perché Dio è silenzio che si può ascoltare ovunque. Il silenzio vale più di ogni discorso. Per questo oggi ci incontreremo in chiesa e in raccoglimento pregheremo. Proprio come abbiamo fatto con i bambini qualche giorno fa quando abbiamo dato spazio ai loro pensieri».

La sindaca Maria Itria Fancello accomuna la tragedia della famiglia Sotgia a quella vissuta da tante altre famiglie di giovani del paese morti in incidenti stradali. «Siamo tutti molto colpiti dalla morte di Michela – sottolinea la prima cittadina di Dorgali –. Quanto successo ci riporta alla mente i numerosi, davvero troppo numerosi giovani dorgalesi che hanno perso la vita tragicamente. Michela stava vivendo uno dei momenti più belli della vita di una ragazza: era appena andata a studiare all’università e aveva davanti una distesa infinita di possibilità. Quello che è successo – aggiunge rattristata – è difficilmente accettabile con il solo strumento della ragione. La scelta dei genitori di donare gli organi è una luce di speranza in questa immane tragedia. Michela continuerà a vivere nelle persone che avrà aiutato».

«Leggera e delicata come una piuma. Discreta, semplice ma determinata». Questa era Michela Sotgia per uno zio che ancora stordito dal dolore, di fronte al dramma che li ha colpiti, trova la forza per parlare di lei. «Michela è stata sfortunata – dice l’uomo –. Si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era una ragazza solare, aveva le idee chiare e già sapeva cosa avrebbe fatto da grande. I genitori l’avevano accompagnata a Pisa un mese fa per aiutarla a sistemare la casa in cui sarebbe andata a vivere. Era felice, aveva tante aspettative e sognava di diventare una ricercatrice. Michela – aggiunge lo zio che a stento trattiene le lacrime – aveva un cuore grande». E la ricorda quando nelle notti d’estate, in occasione dell’evento Calici di stelle, sulla collina del Carmelo si osservava il cielo. «Lei era lì con il suo telescopio, iniziava a parlare e a fare sognare».
 

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