La Nuova Sardegna

Ristoratore nel mirino ma il sequestro fallisce

di Luciano Onnis
Ristoratore nel mirino ma il sequestro fallisce

Cagliari, tre uomini in manette: sono di Aritzo, Sorgono e del capoluogo

06 novembre 2018
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CAGLIARI. Avevano progettato di rapinare un noto ristoratore cagliaritano sequestrando in casa l’intera famiglia, ma quando sono passati all’azione, gli uomini della sezione antirapine della squadra mobile di Cagliari erano lì ad attenderli. I tre mancati rapinatori sono tutti vecchie conoscenze della polizia, due della provincia di Nuoro e un cagliaritano, giù implicati in reati contro il patrimonio e spaccio di droga: Michele Pili, 41 anni di Aritzo, Mario Calledda, 38enne di Sorgono, e Angelo Pisano, 46 anni di Cagliari. I primi due abitano in un appartamento in uso a Calledda, nel quartiere Cortexandra alle porte del capoluogo. Adesso sono rinchiusi nel carcere mandamentale di Uta. Gli uomini della sezione antirapine, diretti dal dirigente Michele Metta e coordinati dal capo della Mobile Marco Basile, avevano avuto la soffiata secondo la quale i tre pregiudicati stavano organizzando una rapina. Le indagini, avviate due settimane fa, hanno portato a stabilire che la vittima sarebbe stata il noto ristoratore Alberto Melis, titolare di due noti ristoranti nel centro cittadino, Antica Cagliari e Bistrot Antica Cagliari. Gli agenti hanno pedinato costantemente i tre sospettati, arrivando anche a capire le modalità del colpo: non nel ristorante o nelle sue immediate vicinanze, ma all’interno del palazzo in cui il ristoratore abita con la compagna e la loro bambina di 4 anni, nel centro di Cagliari e poco distante dai suoi due locali. Il piano era questo: avrebbero atteso l’uscita dall’appartamento di Alberto Melis - o della sua compagna - diretto ai ristoranti, (solitamente intorno alle 19), per poi immobilizzarlo e farlo rientrare in casa, imponendogli di consegnare i soldi tenuti in cassaforte (circa 50mila euro al momento del colpo) e i gioielli di famiglia. Giorno stabilito per la rapina – come verificato dai poliziotti – sarebbe dovuto essere sabato 3 novembre. Messa in sicurezza la bambina (affidata già dal mattino a parenti), gli agenti hanno atteso che i rapinatori entrassero in azione, attendendoli al varco: chi nascosto all’esterno del palazzo, chi invece nei piani alti dello stabile sopra l’appartamento e altri dentro casa. Come previsto nel piano, poco prima delle 19,30 uno dei malviventi (Angelo Pisano, con il volto coperto da una sciarpa sulla bocca e berrettino calato all’altezza degli occhi), è entrato nel palazzo, mentre i due complici sono rimasti fuori in attesa di essere avvisati che uno della famiglia Melis era stato “catturato” e che sarebbero potuti salire. Ma quando il primo rapinatore – che non aveva armi, così come i complici - ha salito le scale condominiali ed è arrivato alla porta dell’appartamento, sono spuntati fuori gli uomini dell’antirapine che lo hanno immobilizzato. Altrettanto è avvenuto fuori per gli altri due. Ammanettati e portati in questura, sono stati poi trasferiti, su disposizione del pubblico ministero Alessandro Pili, al carcere mandamentale di Uta. Nelle perquisizioni domiciliari degli arrestati, la polizia ha trovato una pistola giocattolo modificata (da Calledda) e diversa attrezzatura per compiere rapine (guanti, passamontagna, felpe e scarpe), da gettare via dopo i colpi.

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