La Nuova Sardegna

Carbonia 

Simularono un suicidio, otto indagati

L’uomo era stato trovato impiccato ma sarebbe morto di overdose

06 novembre 2018
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CARBONIA. Sarebbe morto per un’overdose, poi gli amici che gli avevano venduto la droga avrebbero orchestrato una messinscena per simulare un suicidio. Lo sospetta il sostituto procuratore Danilo Tronci, che ha iscritto sul registro degli indagati altre sette persone nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di Sebastian Casula, il 39enne di Carbonia scomparso l’11 luglio 2017 e trovato impiccato a un albero, tre giorni dopo, nella pineta di Monte Leone. Tutti e sette sono accusati di favoreggiamento, mentre al primo indagato - Paolo Secci - finito nel mirino nel maggio scorso e indicato come lo spacciatore della dose letale, la Procura contesta la morte come conseguenza di altro reato. La svolta si è appresa ieri in occasione degli accertamenti tecnici irrepetibili avviati dai carabinieri del Ris di Cagliari su disposizione del pm. I carabinieri hanno fra l’altro perquisito l’appartamento di Secci e sequestrato vari oggetti.

A non credere da subito all’ipotesi del suicidio è stata la famiglia di Casula: con l’avvocato Gianfranco Piscitelli e l’associazione Penelope aveva chiesto a più riprese che si approfondissero le indagini. E ieri, nei laboratori del Ris di Cagliari, gli specialisti scientifici dell’Arma hanno iniziato ad analizzare i reperti raccolti sul corpo del giovane e nel luogo del ritrovamento. Si è così appreso che l’indagine si è allargata con la scoperta – secondo la Procura – di una presunta rete di connivenze e di persone che avrebbero aiutato lo spacciatore ad occultare le prove dell’overdose mortale e a simulare il suicidio.

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