La Nuova Sardegna

La banda voleva violentare la moglie del ristoratore

di Claudio Zoccheddu
La banda voleva violentare la moglie del ristoratore

Cagliari, le intercettazioni hanno svelato un piano in stile Arancia Meccanica

08 novembre 2018
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CAGLIARI. Avevano programmato un colpo in perfetto stile Arancia Meccanica: droga, violenza e terrore per mettere le mani su un bottino custodito nella cassaforte del ristoratore cagliaritano Alberto Melis, che erano disposti a sequestrare insieme alla famiglia.

Michele Pili (41enne di Aritzo), Mario Calledda (38enne di Sorgono residente a Sestu) e Angelo Pisano (46enne di Cagliari) avevano programmato tutto ma per mettere a punto il piano avevano usato i cellulari che, però, erano controllati dalla polizia. La banda non aveva dimostrato alcuna remore a portare avanti l’azione nonostante fosse probabile la presenza di una bambina di appena 4 anni nella casa del ristoratore cagliaritano che avevano messo nel mirino. Per aiutarsi ad arrivare fino in fondo avevano deciso di imbottirsi di cocaina, forse per agire senza freni inibitori che potessero fermare o rallentare le loro intenzioni.

Le intercettazioni. La banda era controllata dalla polizia sin dal mese scorso e proprio ascoltando le intercettazioni telefoniche era stato dipinto un quadro preoccupante che, però, era controllato a distanza. Gli investigatori hanno “ascoltato” la banda sin dai momenti della pianificazione del colpo. «Gli apriamo la cassaforte... lo uccidiamo», diceva uno della banda. La violenza era alla base dell’azione, al punto che la risposta di un altro componente della banda aveva chiarito le intenzioni perché, parlando del ristoratore, aveva aggiunto: «Se si agita lo leghiamo e gli sc... anche la moglie».

L’ordinanza. «Il pericolo concreto che gli arrestati commettano delitti della stessa specie appare elevatissimo ed è desumibile dalle modalità e circostanze della grave condotta criminosa realizzata in uno stabile situato nel pieno centro storico cittadino in un orario in cui lo stesso è frequentato da numerose persone». Sono queste le parole utilizzate dal Gip del Tribunale di Cagliari, Roberto Cau, nell’ordinanza che ha convalidato l’arresto con la misura cautelare dei tre componenti della banda sgominata dalla polizia prima che mettesse in pratica il suo piano e che davvero mettesse in pericolo il ristoratore e la sua famiglia.

Il piano sventato. La polizia pedinava i tre da almeno due settimane, al punto da comprendere perfettamente le intenzioni della banda. L’idea non era quella di aggredire Melis all’uscita del suo ristorante. Lo avrebbero aspettato nel suo palazzo, nel centro di Cagliari e non lontano dalle attività gestire dal ristoratore. I tre avevano intenzione di attendere l’uscita dall’appartamento di Alberto Melis – o della sua compagna – per poi immobilizzarlo e farlo rientrare in casa per minacciarlo ed eventualmente picchiarlo fino a quando a quando non avrebbe consegnato i soldi custoditi in cassaforte e anche i gioielli di famiglia. La rapina era stata programmata per il 3 novembre ma la polizia era pronta, come era pronta la famiglia del ristoratore. La bimba era stata affidata ad alcuni parenti sin dal mattino e come previsto dal piano, poco prima delle 19.30 del 3 novembre uno dei malviventi è entrato nel palazzo, mentre i due complici sono rimasti fuori, in attesa di essere avvisati della cattura di Melis. Ma quando il primo rapinatore è arrivato davanti alla porta dell’appartamento sono spuntati fuori gli uomini dell’antirapine che lo hanno immobilizzato. Anche i due “pali”, pronti ad entrare in azione, sono stati raggiunti a bloccati dagli uomini della polizia che hanno sventato una rapina che sarebbe potuta finire nel sangue.

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