La Nuova Sardegna

Il Dna di cinquanta sardi ritorna a casa

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Un gruppo di ogliastrini riprende possesso delle provette vendute alla Tiziana Life

10 novembre 2018
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CAGLIARI. Cinquanta ogliastriani sono ritornati finalmente proprietari del Dna. A due anni dalla clamorosa vendita, o forse meglio svendita, delle provette di genoma alla multinazionale Tiziana Life, hanno riottenuto indietro il loro dati molto sensibili, così come aveva imposto il Garante nazionale della privacy. Appena i campioni saranno dissequestrati, sono prove d’accusa nell’inchiesta penale ancora in corso della Procura di Lanusei, saranno affidati al dipartimento di scienze biomediche di Sassari. A dare l’annuncio della prima vittoria contro «il mercato selvaggio del Dna» è stato Flavio Cabitza, presidente di «Identità ogliastrina», l’associazione che mai ha fatto un passo indietro dopo il caso Tiziana. «In cinquanta – ha detto in Consiglio regionale, con a fianco Andrea Cocco della segretarie del Psd’Az – abbiamo vinto ma è solo una vittoria di tappa. La seconda arriverà quando anche altri 1.500 ogliastrini, i documenti sono pronti, otterranno la restituzione del Dna dalla multinazionale. Ma non ci basterà ancora: vogliamo che tutti 13mila volontari che, nel 2002, hanno partecipato come donatori alla campagna sullo studio del genoma nella Terra dei centenari, ritornino a essere padroni della loro storia». Cabitza ha lanciato un appello: «Tutti questi nostri concittadini, a suo tempo i Comuni coinvolti erano una decina, devono firmare la richiesta perché dati e provette ritornino in Sardegna. Questa ricerca dovrà essere di nuovo trasparente, con nuove regole d’ingaggi, pubblica e non più privata, e soprattutto dovrà avere ricadute economiche in Ogliastra». Con la ricercatrice Grazia Fenu Pintori, l’Università di Sassari s’è detta «orgogliosa di diventare presto custode e garante di un patrimonio così importante e poter poi trattare alla pari, per conto delle popolazioni ogliastrine, con chiunque, oltre i ricercatori sardi, voglia studiare e speriamo anche investire su questo enorme tesoro genetico salito alla ribalta internazionale». Mario Falchi, presidente del comitato scientifico di «Identità e docente dell’università londinese King college, ha ribadito il concetto: «Siamo di fronte a una risorsa mondiale che non poteva essere più al centro di un commercio senza regole». Germano Orrù dell’Università di Cagliari ha lanciato un altro allarme: «Ai sardi vogliono rubare anche il microbioma, cioè la storia delle nostre difese immunitarie. Molte aziende farmaceutiche sono alla caccia di questo tesoro scientifico». Il giornalista Giacomo Mameli ha aggiunto: «Purtroppo è vero, non sappiamo ancora difendere neanche la nostra ottima qualità della vita».

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