La Nuova Sardegna

Dalla Sardegna al Kenya per aiutare i bimbi orfani

Claudio Zoccheddu
Dalla Sardegna al Kenya per aiutare i bimbi orfani

Maria Grazia dirige Casa Tumaini: lavora da otto anni con i bambini sieropositivi. «Noi garantiamo l’istruzione, tutte le cure mediche e l’affetto di una famiglia»

11 novembre 2018
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SASSARI. Per molti italiani il Kenya è sinonimo di spiagge, sole e vacanze. Città come Malindi e Mombasa sono mete turistiche ambite e i colori e i riti delle popolazioni Masai sono perfetti per le foto ricordo da mostrare agli amici. Lontano delle coste, però, la storia cambia. I turisti sono meno frequenti e sono pochi quelli che arrivano fino alla città di Nanyuki, circa 200 chilometri a nord di Nairobi. E proprio in questa area urbana popolata da circa 150mila persone, e circondata da baraccopoli, che dal 2004 molti keniani possono contare sull’aiuto diretto di un manipolo di sardi che si prende cura di una cinquantina di bimbi, tutti orfani e sieropositivi. Ma non solo, i volontari accudiscono i bimbi ma propongono progetti agricoli, assistenza agli studi, assistono le famiglie più povere e si occupano della divulgazione scientifica su un virus che miete centinaia di vittime nel continente africano: l’Aids. Il centro di gravità dei piccoli kenyani che sognano di avere un futuro è “Casa Tumaini”, e il nome non è certo un caso: Tumaini in lingua swahili significa speranza che forse è una delle poche cose a disposizione dei piccoli assistiti dal progetto dell’Osvic, l’organismo sardo di volontariato internazionale cristiano.

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Dall’isola al Kenya. L’anima di Casa Tumaini è una donna di Decimoputzu, Maria Grazia Munzittu, che dal 2010 dirige l’avamposto dei quattro mori: «Fare la missionaria era il mio sogno. La mia prima esperienza è stata nel Nord Est del Brasile, dove ho avuto modo di vedere cosa significa la povertà – spiega la direttrice che, dopo la laurea in Lettere moderne e un futuro che sembrava indirizzato verso il lavoro nel settore turistico ha scelto il volontariato – ma sognavo l’Africa». L’occasione per mettersi alla prova è arrivata nel 2010, quando Maria Grazia è entrata in contatto con l’Osvic: «Mi hanno proposto la direzione di Casa Tumaini e, dopo qualche tempo di affiancamento proprio in Kenya, è iniziata la mia avventura africana».

Le condizioni. I bimbi di Casa Tumaini hanno tutti una storia tristissima alle spalle: sono figli di donne morte di Aids, quasi sempre in giovanissima età. Le famiglie, quasi sempre, non hanno la possibilità di crescerli e l’intervento dei volontari è l’unica possibilità che hanno di sfuggire a una vita fatta di stenti e privazioni. La droga, infatti, è l’unica alternativa per gli orfani keniani e molti di loro bruciano la loro vita utilizzando colle e carburanti per cercare di evadere da una realtà che sembra non avere alcuna cura di loro. Grazie all’Osvic e al lavoro dei volontari come Maria Grazia Munzittu alcuni di loro possono crescere in un ambiente sicuro, possono studiare e possono quindi provare a sfuggire a un destino che sembra scritto a lettere indelebili.

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Costruire il futuro. Maria Grazia la chiama “exit strategy” ma per tradurre il concetto basta una parole: futuro. «Seguiamo i bimbi fino all’equivalente delle terza media e li assistiamo negli studi superiori. Nel frattempo aiutiamo la famiglie di origine a comprendere cosa sia la sieropositività in modo che i ragazzi che hanno parenti possano ritornare a casa – spiega la direttrice di Casa Tumaini –. Assistiamo psicologicamente i ragazzi, soprattutto quando scoprono di essere malato, e cerchiamo di stimolare la loro autostima in modo che possano reagire a una condizione difficile e proseguire la loro vita. Ce la facciamo molto spesso ma, purtroppo, non sempre. Purtroppo, poi, non abbiamo abbastanza risorse per pagare gli studi universitari, che sono molto costose, dunque partecipiamo a tutti i progetti di formazione finanziati dalla Cei, dall’Unione europea e anche delle Regione. Qualche volta ci va bene e otteniamo finanziamenti e borse di studio che vengono destinate agli studenti che hanno più prospettive».

Il progetto a Sassari. Alcuni giovani kenyani sono arrivati a Sassari per approfondire un progetto gestito da eGnosis, spin off dell’Università di Sassari e start up innovativa, e finanziata dal ministero degli Affari esteri. L’obiettivo è riuscire ad offrire gli strumenti necessari per fondare un'impresa sociale in Kenya, in modo che possa offrire servizi e lavoro. Il corso verrà completato quando gli insegnanti sassaresi arriveranno in Kenya per concludere il corso di studio. «In questo modo i ragazzi potranno restituire alla comunità quello che hanno appreso durante il corso – conclude Anna Maria Munzittu – . E in fondo è questo che gli italiani e gli europei possono fare: aiutare e accogliere seguendo politiche adeguate che permettano lo sviluppo del territorio d’origine». Che poi è quello che Anna Maria e l’Osvic fanno da anni in Kenya a cui tutti possono contribuire vistando il sito internet dell’Osvic e ed effettuando una donazione che permetterebbe a Casa Tumaini di costruire il futuro di tanti altri bambini.

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