La Nuova Sardegna

Riformatori: sanità, riforma da azzerare

Sotto accusa l’accentramento: «Stop Asl unica, l’assistenza ritorni nei territori»

11 novembre 2018
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CAGLIARI. Il titolo del convegno “Disastro sanità: è ora di cambiare” lasciava intuire la “violenza” dell’attacco. E così è stato. I Riformatori hanno messo sotto accusa la giunta Pigliaru sulla gestione della sanità nell’appuntamento – molto affollato : al THotel di Cagliari. La prima cosa da fare, ha spiegato il direttore del centro studi del partito, Franco Meloni, «è superare l'Ats, questo Grande Fratello sanitario creato a Sassari che fa poco e male: indosseremo la felpa e spianeremo con il bulldozer questa Asl unica, e non perché l'hanno fatta loro, ma perché non funziona». Al posto dell'Ats «va istituita un'agenzia centralizzata che si limiti a svolgere i compiti amministrativi, mentre la parte sanitaria e assistenziale va riportata nei territori, nelle Assl, cioè al livello più vicino possibile ai cittadini che subiscono le conseguenze di quelle decisioni». Tutto questo, secondo Meloni, dovrà essere costruito «attraverso una riforma importante da fare nei primi mesi di legislatura, dopo che avremo vinto le elezioni. Poi a seguire un periodo lungo di assestamento, di gestione tranquilla senza scossoni». Oltre a ciò, ha aggiunto, «pensiamo a un grande piano per gli anziani coerente con le esigenze dei territori, all'incremento delle risorse per la cronicità, allo sviluppo della riabilitazione territoriale, al coinvolgimento di privati che hanno una flessibilità che il pubblico non può avere». Una rivoluzione, partendo dall'idea che «il cittadino non si deve ammalare, e che il ricovero ospedaliero sia un incidente nel percorso sanitario di vita». Ad aprire i lavori del convegno è stato Pier Paolo Vargiu, già presidente della commissione Sanità della Camera. «Chi si occuperà di sanità nella prossima legislatura sarà un eroe nazionale. Per arginare il disastro della sanità sarda ci vorrà competenza, sacrificio, capacità di leggere i numeri e di usare bene i soldi, ma anche tanto sforzo di comunicazione e condivisione».

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