La Nuova Sardegna

Con il Reis mano tesa a più di 21mila persone

Con il Reis mano tesa a più di 21mila persone

La Sardegna ha fatto scuola con il reddito di inclusione. Ma dal 1° gennaio 2019 sparirà

13 novembre 2018
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SASSARI. In Sardegna il diritto alla dignità esiste già da due anni. L’isola ha inaugurato il modello Reis, chiamato anche “aggiudu torrau” perché ha un senso preciso: non banale assistenzialismo a chi è in difficoltà ma un contributo concreto per favorire l’inclusione sociale di chi – per assenza di lavoro o soldi – rischia di restare ai margini. Infatti il Reis prevede un patto tra la Regione e il beneficiario, con quest’ultimo che in cambio del sostegno economico ricevuto prova a rimettersi in pista, con un percorso lavorativo o formativo per se stesso o per i propri familiari. Una quota del Reis mantiene invece la connotazione più classica: l’assegno erogato alle persone anziane, non autosufficienti e per questo non in grado di lavorare o studiare.

Nel 2017 sono state 21mila circa le famiglie sarde che hanno beneficiato del reddito d’inclusione grazie allo stanziamento di 30 milioni di euro deliberato nella legge finanziaria. Una somma insufficiente per accontentare tutti: secondo i Comuni il fabbisogno stimato nell’isola ammonta a circa 67 milioni di euro. Proprio per questo la Regione ha deciso di aumentare la dotazione finanziaria sino a 45 milioni di euro. Non solo: la soglia Isee è stata innalzata sino a 9mila euro così da allargare la platea di potenziali beneficiari. L’aggiudu torrau sardo si differenzia infatti dal reddito di inclusione nazionale che fissa a 6mila la soglia Isee mentre i parametri sono gli stessi rispetto al reddito di cittadinanza. Cambiano gli importi: da 200 ai 540 euro nel caso del Reis – la cifra oscilla in base al numero di persone che compongono il nucleo familiare, da 780 a 1872 – per una famiglia di almeno 6 componenti – per l’iniziativa del governo giallo verde. Il piano prevede che dal 1 gennaio 2019 il Rei venga annullato – anche nelle declinazioni regionali – dal nuovo strumento di assistenza, che ingloberebbe anche la dotazione finanziaria. La speranza dei Comuni e dei diretti interessati è che il Reddito di cittadinanza prosegue sul doppio binario stabilito dal Reddito d’inclusione: da una parte il sostegno per incoraggiare l’inserimento lavorativo o il percorso formativo, dall’altro l’aiuto diretto a chi per varie ragioni – età e salute innanzitutto – non può lavorare. E quell’importo lo utilizza per pagare le bollette o l’affitto di casa. (si. sa.)



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