La Nuova Sardegna

Nucleare, Costa: «Non in Sardegna»

Nucleare, Costa: «Non in Sardegna»

Per il ministro dell’Ambiente l’isola non è adatta a ospitare il deposito di scorie 

14 novembre 2018
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SASSARI. «Per il deposito nazionale delle scorie nucleari penso dobbiamo escludere zone come la Sardegna che comportino il passaggio del materiale attraverso il mare, con rischi ambientali inutilmente grandi». A dirlo non è un movimento “no scorie” ma il ministro pentastellato dell’Ambiente, Sergio Costa. La Sardegna, quindi, dovrebbe essere esclusa dalla carta nazionale che individua le aree con le carte in regola per ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Questa mappa dei siti, messa a punto dalla Sogin (la società per lo smantellamento dei siti nucleari) – e tenuta rigorosamente segreta – è stata trasmessa ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico per l’approvazione e la successiva pubblicazione. «Sul deposito ora c’è il tema di un aggiornamento della mappa sismica – ha spiegato Costa –. Gli studi ci hanno mostrato che è necessario rivedere i siti potenzialmente interessati. Se un aggiornamento mi dice che una zona ha una particolare sismicità, dobbiamo escluderla». Il ministro ha poi detto di aver affidato all’Isin (l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale e la radioprotezione, istituito nel 2014 su indicazione della Ue) il compito di individuare questi luoghi insieme all’Ispra (il centro studi del Ministero dell'Ambiente). «Aspettiamo che il lavoro venga fatto – ha concluso il ministro – e poi andrà sul tavolo della politica».

Intanto, in attesa dell’approvazione e della successiva pubblicazione della mappa, il ministro pentastellato ha precisato quali saranno i criteri per individuare il luogo dove verrà costruito il deposito nucleare per conservare in sicurezza le scorie radioattive: dovrà essere un’area «senza particolare sismicità e non in Sardegna». L’esclusione dell’isola dalla mappa dei siti idonei a ospitare il deposito, se confermata, verrebbe accolta con un sospiro di sollievo dai sardi, da sempre contrari a questa ipotesi. Nel referendum del 2011 ci fu un vero e proprio plebiscito: il 97% dei sardi votò contro il nucleare e da allora i comitati spontanei non hanno mai mollato la presa. Sino al 7 giugno 2015, data del No nucle day: manifestazioni in tutte le piazze con alta partecipazione dei rappresentanti politici contro la possibilità che la Sardegna venisse individuata come sito per il deposito nazionale. Anche la giunta Pigliaru ha sempre detto no al nucleare. Un no ribadito con forza qualche mese fa quando l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda aveva annunciato l’imminente pubblicazione della mappa dei siti idonei. «Il no alle scorie in Sardegna è un no deciso, che non lascia spazio ad alcuna negoziazione – aveva detto in quell’occasione il governatore – Il sentimento della comunità sarda su questo tema è forte, e da parte nostra lo confermiamo. La nostra ricchezza è il nostro ambiente, e sulla Sardegna grava già il peso eccessivo delle servitù militari: il deposito delle scorie sarebbe una nuova servitù che non vogliamo». Poi le elezioni del marzo scorso hanno cambiato le carte in tavole e la patata bollente del nucleare è finita nelle mani del nuovo governo giallo-verde. Dopo l’aggiornamento affidato dal ministro dell’Ambiente Costa all’Isin e all’Ispra, la lista dei siti – coperta da segreto assoluto, con sanzioni per chi ne riveli i dettagli – dovrà essere pubblicata, anche perché la Commissione Ue ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia europea proprio per non avere ancora un deposito nucleare. Che, secondo le indicazioni del ministro dell’Ambiente, non dovrebbe essere costruito in Sardegna. «Troppo pericoloso il passaggio del materiale attraverso il mare», ha detto Costa. Per una volta l’isolamento potrebbe tornare utile. (g.z.)

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