Finanziaria: sì dei sindacati, deluse le imprese
La manovra al vaglio della commissione. In aula il 4 dicembre: approvazione prevista prima di Natale
15 novembre 2018
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CAGLIARI. La Finanziaria 2019 entrerà in aula il 4 dicembre e dopo una, massimo due settimane sarà approvata dal Consiglio regionale. Nell’aula della commissione bilancio, presieduta da Franco Sabatini del Pd, c’è stato un nuovo confronto sulla Manovra da 8,2 miliardi – sarà l’ultima di questa legislatura – che per la giunta Pigliaru è in «perfetto equilibrio fra solidarietà, sviluppo, sostenibilità e innovazione». È una filosofia della spesa che è stata apprezzata dai sindacati, mentre le imprese hanno sollevato più di un dubbio.
I sindacati. Politiche sociali, con un fondo di oltre 670 milioni, aggressione della disoccupazione e delle povertà e maggiori finanziamenti per il diritto allo studio: sono questi i tre punti della Finanziaria che Cgil, Cisl e Uil hanno apprezzato più di tutti. Francesco Piras della Cusl però ha sottolineato che «indispensabile più velocità nella spesa, o c’è il rischio che anche i buoni progetti restino fermi al palo». Secondo Samuele Piddiu, Cgil, anche «sul progetto Lavoras a favore dei disoccupati devono essere azzerati i tempi burocratici per l’apertura dei cantieri nei Comuni». Sandro Pilleri, Ugl, ha aggiunto: «La disoccupazione è ancora il grande problema della Sardegna e va combattuta con maggior forza».
Le imprese. Il presidente regionale di Confindustria, Alberto Scanu, è stato critico: «Sono deluso, perché mi aspettavo qualche novità in più a favore dello sviluppo, mentre gran parte delle risorse sono destinate a contrastare le solite emergenze. C’è molto per l’assistenzialismo e di contro poco perché in Sardegna si faccia invece davvero impresa». Concetto ribadito da Giorgio Delpiano, vicepresidente della Confapi, l’associazione delle piccole imprese: «Senza misure eccezionali che non ci sono, è molto difficile far fronte a un mercato sempre molto aggressivo». Anche il presidente di Confcommercio, Alberto Bertolotti, ha chiesto alla Giunta e al Consiglio «più coraggio a sostegno dello sviluppo». Roberto Bolognese, Confesercenti, ha denunciato: «Certo, ci sono segnali di una lenta ripresa, ma ogni giorno ad abbassare le serrande per sempre sono almeno sette piccole imprese e quindi c’è un mondo economico che va non solo difeso ma sostenuto». Il commercio e l’artigianato, sono state le parole di Stefano Mameli, Confartigianato «sono ancora, insieme all’edilizia, i settori più in crisi e sono indispensabili interventi sempre più mirati per evitare il tracollo». Francesco Porcu della Cna ha sollecitato più fondi per dare forza alle imprese messe in difficoltà da una concorrenza spietata e globale». Piero Tandeddu, Copagri è stato secco nel dire: «Tutti dobbiamo schierarci con la Regione per evitare che, ancora una volta, il Governo ci penalizzi con lo scippo degli accantonamenti». (ua)
I sindacati. Politiche sociali, con un fondo di oltre 670 milioni, aggressione della disoccupazione e delle povertà e maggiori finanziamenti per il diritto allo studio: sono questi i tre punti della Finanziaria che Cgil, Cisl e Uil hanno apprezzato più di tutti. Francesco Piras della Cusl però ha sottolineato che «indispensabile più velocità nella spesa, o c’è il rischio che anche i buoni progetti restino fermi al palo». Secondo Samuele Piddiu, Cgil, anche «sul progetto Lavoras a favore dei disoccupati devono essere azzerati i tempi burocratici per l’apertura dei cantieri nei Comuni». Sandro Pilleri, Ugl, ha aggiunto: «La disoccupazione è ancora il grande problema della Sardegna e va combattuta con maggior forza».
Le imprese. Il presidente regionale di Confindustria, Alberto Scanu, è stato critico: «Sono deluso, perché mi aspettavo qualche novità in più a favore dello sviluppo, mentre gran parte delle risorse sono destinate a contrastare le solite emergenze. C’è molto per l’assistenzialismo e di contro poco perché in Sardegna si faccia invece davvero impresa». Concetto ribadito da Giorgio Delpiano, vicepresidente della Confapi, l’associazione delle piccole imprese: «Senza misure eccezionali che non ci sono, è molto difficile far fronte a un mercato sempre molto aggressivo». Anche il presidente di Confcommercio, Alberto Bertolotti, ha chiesto alla Giunta e al Consiglio «più coraggio a sostegno dello sviluppo». Roberto Bolognese, Confesercenti, ha denunciato: «Certo, ci sono segnali di una lenta ripresa, ma ogni giorno ad abbassare le serrande per sempre sono almeno sette piccole imprese e quindi c’è un mondo economico che va non solo difeso ma sostenuto». Il commercio e l’artigianato, sono state le parole di Stefano Mameli, Confartigianato «sono ancora, insieme all’edilizia, i settori più in crisi e sono indispensabili interventi sempre più mirati per evitare il tracollo». Francesco Porcu della Cna ha sollecitato più fondi per dare forza alle imprese messe in difficoltà da una concorrenza spietata e globale». Piero Tandeddu, Copagri è stato secco nel dire: «Tutti dobbiamo schierarci con la Regione per evitare che, ancora una volta, il Governo ci penalizzi con lo scippo degli accantonamenti». (ua)