La Nuova Sardegna

Il governo: confrontiamoci Pigliaru convocato a Roma

Il governo: confrontiamoci Pigliaru convocato a Roma

Il presidente è atteso martedì dalla ministra Stefani insieme all’assessore Paci Oggetto dell’incontro: i 285 milioni che la Ragioneria non vuole restituire all’isola

16 novembre 2018
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CAGLIARI. Dopo aver ricevuto ben quattro lettere di sollecito e intuito che al di là del mare stava per scatenarsi una rivolta finanziaria, il governo Lega-5 stelle ha capito che era meglio convocare la Sardegna a Roma. Su cosa? Sulla partita storica e complicata degli accantonamenti. Che sono sempre troppi, spesso immotivati, e quest’anno addirittura saranno più del doppio del previsto, oltre mezzo miliardo.

La convocazione. Martedì il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore Raffaele Paci hanno saputo di essere attesi dal ministro per gli affari regionali Erika Stefani. La Giunta ha ricevuto una lettera su carta intestata in cui c’è scritto, in estrema sintesi, «siamo disponibili a cominciare il confronto sull’impegno della Sardegna al risanamento della finanza pubblica nazionale», perché questo sono gli accantonamenti: un contributo forzoso per far fronte alla voragine del debito nazionale. Contributo che, con un’ultima furbata contabile, quest’anno il governo Conte e soprattutto la Ragioneria generale dello Stato hanno quantificato in 536 milioni.

La contesa. Sono ben 285 milioni in più del previsto – è la versione della Regione – con la riesumazione di una quota già «considerata esaurita» e quindi non dovuta sia dalla Corte costituzionale che dall’Avvocatura dello Stato. Ma che a Roma hanno invece rimesso nel conto. Senza neanche motivare il perché della nuova imposizione. Fino a scatenare, pochi giorni fa, la dura reazione della giunta e del centrosinistra.

L’attacco. «È una truffa di Stato», era stato il commento che aveva unito nella protesta il governatore, l’assessore al Bilancio, deputati e consiglieri regionali dell’attuale maggioranza regionale. Mentre ancora Pigliaru e Paci avevano scritto al premier e al ministero delle Finanze: «Se l’austeriy è finita per voi, vista la Manovra nazionale in deficit, non può continuare per la Sardegna». In queste settimane e forse dopo essere stati rilanciati anche dai parlamentari del M5s, comunque critici nei confronti dell’ultima alzata di scudi della Regione, le voci della rivolta sono arrivate fino ai Palazzo Chigi.

La disponibilità. A quel punto, il Governo, con la ministra Stefani, ha deciso che almeno una risposta e un invito al tavolo erano dovuti alla Sardegna. Soprattutto perché il primo sollecito, firmato da Pigliaru, era di luglio, poi c’erano stati altri invii, ma tutti rimasti comunque senza risposta. Fino al boato dell’ultima rivolta annunciata, a Cagliari, alla fine di ottobre, con la Regione decisa a non pagare i 285 milioni, sono gli accantonamenti scaduti, per poi inserire lo stesso importo nella Finanziaria regionale, destinandolo ad azzerare il disavanzo della sanità e investendolo nelle politiche sociali.

Il confronto. Ora martedì comincerà la nuova trattativa con Roma, dopo che per la verità non sono andate a buon fine neanche quelle con i governi di centrosinistra, guidati da Renzi e Gentiloni. Ma questa volta il fronte d’attacco sembra essere molto più robusto. Il segretario della Cgil, Michele Carrus, ad esempio, ha sfidato i parlamentari sardi di Lega e 5 stelle a uscire allo scoperto sulla questione accantonamenti: «Non possono stare in silenzio per chissà quale ordine di scuderia». Sempre in queste ore il presidente Anci Emiliano Deiana, ha aggiunto in Consiglio: «La battaglia per riavere i soldi dallo Stato deve coinvolgere tutti i sardi». (ua)

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