La Nuova Sardegna

Concu, re sardo delle bische con un “giro” da 64 milioni

di Mauro Lissia
Concu, re sardo delle bische con un “giro” da 64 milioni

Agli arresti l’imprenditore cagliaritano ex sponsor del velista Gaetano Mura

17 novembre 2018
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CAGLIARI. Un giro d’affari di 64 milioni di euro nell’arco di cinque anni, tra il 2012 e il 2017, messo insieme in Sardegna grazie a sale giochi e scommesse online col ruolo di master, una sorta di factotum locale impegnato a cercare nuove affiliazioni e a diffondere il brand dell’associazione, ma di Santino Concu (61 anni) pochi nell’isola si erano accorti. Nessun precedente penale, una vita defilata e silenziosa malgrado profitti che a leggere gli atti dell’inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura di Bari, appena sfociata in 22 arresti e 68 contestazioni a indagati, dovevano essere tutt’altro che irrilevanti. Concu è agli arresti domiciliari da avantieri e il suo nome è finito nell’ordinanza firmata dal gip Anglana, su richiesta della Dda del capoluogo pugliese, fra quelli di esponenti di punta dei clan mafiosi Parisi e Capriati, coi fratelli Martiradonna e altri clienti fissi dei processi penali per associazione mafiosa che oltre alle misure cautelari ha condotto al sequestro di beni per circa 200 milioni, il frutto - stando alle accuse - di un’attività illegale nel campo delle scommesse e dei giochi online non autorizzati che andava avanti almeno dal 2012. La posizione di Concu, almeno a leggere i capi d’imputazione, non sembra secondaria rispetto a quelle di altri indagati ad alto tasso di pericolosità sociale: il cagliaritano sarebbe «l’organizzatore dell’associazione di cui condivide i fini e i proventi illeciti in qualità di master nell’area della Regione Sardegna». Un ruolo che secondo il giudice e secondo la Dda di Bari avrebbe svolto «accettando direttamente la conclusione del relativo rapporto contrattuale e quindi procedendo alla raccolta della posta giocata dal cliente o la sua promessa e al pagamento dell’eventuale relativa vincita, in assenza delle previste concessioni e autorizzazioni, ovvero con modalità diverse da quelle previste, per un importo pari a 63 milioni e 271 mila euro». In altre parole, Concu sarebbe il terminale sardo dell’organizzazione criminale legata alle mafie pugliesi che opera nel campo del gioco d’azzardo clandestino. I marchi utilizzati e diffusi dall’organizzazione per raccogliere scommesse in giro per l’Italia sono soprattutto quelli della londinese ParadiseBet e della maltese CenturionBet. A occuparsi del riciclaggio di parte del ricavato -stando alle accuse - sarebbero stati i Martiradonna, che curavano - lo scrive il magistrato - anche rapporti con polizia giudiziaria e servizi segreti, utili a raccogliere informazioni sulle indagini. Sempre i Martiradonna sarebbero i gestori della rete di cui faceva parte, secondo la Dda di Bari, anche Concu.

Fin qui la colossale inchiesta di Bari, che presto sfocierà in un processo kolossal. Ma la figura di Santino Concu è comparsa, sempre in modo estremamente defilato, anche in una recente vicenda sarda: la società OneOff, che fa capo al presunto biscazziere telematico, è stata infatti uno degli sponsor del velista Gaetano Mura, impegnato nel 2017 in un tentativo interrotto di giro del mondo in solitaria. Un rapporto breve, che Mura ha voluto segare già ai primi approcci a causa di atteggiamenti poco trasparenti da parte di Concu: «C’era un accordo anche economico con la sua società - spiega Mura - ma non ci ho messo molto a capire con chi avessi a che fare». Anche in questa vicenda ballano quattrini: sono 250 mila euro, che Concu, insieme all’amico ammiraglio Ugo Bertelli, potrebbe aver ottenuto dall’assessorato regionale al turismo. Potrebbe, perché finora la Regione non è stata in grado di comunicare se i soldi siano usciti dalle casse pubbliche e dove eventualmente siano finiti: «Per due volte ho chiesto l’accesso agli atti attraverso il mio legale - avverte il velista - ma non ho ricevuto neppure una risposta negativa, assolutamente nulla. Non vorrei che quei soldi fossero finiti nelle tasche sbagliate, il mio obbiettivo è accertare come sono andate le cose. Sono soldi pubblici, dovevano restare in mano pubblica. Non capisco perché questa cosa sia rimasta avvolta nel mistero». Domanda lecita, che attende una risposta da parte della Regione. Nel frattempo il legale di Mura, l’avvocata Daniela Farina, è impegnata a studiare le carte per capire quali potranno essere i prossimi passi necessari per tutelare l’immagine del prestigioso velista sardo.

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