La Nuova Sardegna

Lo chef Petza sfrattato, il paese che si svuota spegne anche la stella

Roberto Sanna
Lo chef Petza sfrattato, il paese che si svuota spegne anche la stella

Siddi, 700 anime: serrande giù e poche chance di sopravvivenza

18 novembre 2018
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SIDDI. Se non fosse per l’altitudine, la Marmilla sarebbe una perfetta copia sarda delle Highlands scozzesi. Spazi aperti, cielo terso, nuvole basse che in lontananza si incrociano con l’orizzonte. Lasciata la 131 ci si inoltra in un territorio che fotografa uno dei lati oscuri dell’isola, quello dello spopolamento delle zone interne. Paesini deserti che appaiono all’improvviso, strade dove ci si potrebbe fermare a prendere un caffè in mezzo alla carreggiata senza pericolo di essere investiti, abitazioni splendide che si alternano a pessimi esempi di “non finito” con intonaco e mattoni in vista. E una ricchezza nascosta che rischia di andare perduta. La stella Michelin dello chef Roberto Petza a “S’Apposentu”, in queste condizioni, somiglia tanto a una medaglia al valore. E per Siddi è una cometa che potrebbe scomparire dopo aver indicato inutilmente una possibile via d’uscita dalla crisi.

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Serrande abbassate. Poco meno di 700 abitanti, un tempo laborioso centro legato all’attività del pastificio Puddu dove tutte le famiglie avevano qualcuno che lavorava, il paese si sta giocando la sopravvivenza. Le porte chiuse e le serrande abbassate non si contano, un anno fa ha chiuso l’unica edicola, ora non c’è nemmeno un bar dove prendere il caffè. Chiuso anche l’ultimo, dovrebbe riaprire con una nuova gestione ma in Sardegna davanti a un paese senza bar ci si preoccupa. Restano pochi presìdi come l’ufficio postale, la filiale del Banco di Sardegna, una trattoria, il museo ornitologico. Come per tanti paesi dell’isola, un visitatore per arrivare fin qui deve essere o spinto dalla curiosità (magari una deviazione durante una gita alla reggia nuragica di Barumini) o fortemente motivato, magari da una cena in un ristorante stellato. E anche quello potrebbe chiudere. «Roberto Petza è arrivato nel 2010 «sull’onda del festival “Appetitosamente” che abbiamo ideato nel 2006 – racconta l’allora sindaco Marco Pisanu, che ha lasciato la guida del paese a Stefano Puddu ma è rimasto nell’organizzazione del festival –. Una manifestazione che punta sulla qualità, più che sulla semplice vetrina. Tant’è vero che collaboriamo con Slow Food. Lo chef Petza è stato uno degli ospiti, si è fatto coinvolgere dallo spirito che ci animava, i rapporti si sono intensificati e infine ha deciso di lasciare Cagliari per trasferirsi a Casa Puddu. Il primo accordo lo ha sottoscritto proprio con me». Otto anni dopo qualcosa si è inceppato: «Premesso che non ho nulla a che fare con la disputa, a me questa situazione dispiace molto, Roberto è un amico e la sua stella Michelin vuol dire tanto per il nostro paese, non si può negare. Così come è evidente che se dovesse andar via sarebbe una grave perdita. D’altra parte anche il Comune ha degli obblighi da ottemperare e per continuare ad andare avanti le due cose si devono sposare. “Appetitosamente” prosegue, siamo arrivati alla tredicesima edizione e il mio successore sta portando avanti molto bene il lavoro: coltivare e sviluppare la cultura del cibo, dei prodotti agroalimentari, dell’accoglienza, dell’artigianato, dei tesori archeologici forse è l’unica prospettiva di sviluppo che ci resta». Ma un paese che punta sull’agroalimentare, può davvero permettersi di perdere un ristorante stellato e uno chef che è stato il suo genio della lampada?

Il piccolo miracolo. Il festival “Appetitosamente” è organizzato dal Comune, dall’associazione “Cultural…mente 2.0” e dalla Cooperativa Villa Silli, in collaborazione con Slow Food Sardegna. Concentrato in tre giorni, è una manifestazione itinerante che coinvolge la gente nei luoghi storici del paese, dentro e fuori il centro abitato, e si conclude con un grande concerto (quest’anno Nina Zilli) davanti alla tomba dei giganti e una cena in strada. L’idea originale, ribadita anche quest’anno, è quella di farla durare dodici mesi con iniziative dislocate nelle quattro stagioni. La realtà è che è sempre più difficile organizzarla e ogni estate segna il rinnovo di un piccolo miracolo, lasciando la sensazione di un percorso fermo ancora a metà.

Addio pasta. Nel 2010 a Siddi, quasi contemporaneamente allo chef Petza, è arrivata anche Roberta Pantano, che ha avviato una produzione di pasta di altissima qualità. Pochi mesi fa però anche il suo pastificio Kore ha chiuso: «Lavorare qui è difficile, è un contesto particolare. Roberto Petza, checché se ne dica, ha fatto tanto per questo paese – racconta –, ha portato gente, organizzato manifestazioni importanti, fatto crescere i piccoli produttori. Io per prima, che ho un bed & breakfast, ho tratto benefici dal suo ristorante. Sono sarda per metà, lavoravo in banca a Genova e una volta in pensione con mio marito abbiamo deciso di trasferirci qui, in una casa di famiglia. Questo è il paese della pasta e ho fondato un’associazione, utilizzavamo il grano Cappelli del Consorzio e i nostri prodotti hanno fatto il giro del mondo da Porto Cervo a Tokyo. A un certo punto, però, mi sono ritrovata da sola e andare avanti è diventato sempre più faticoso, alla fine ho chiuso l’attività. Roberto Petza in questi anni è stato davvero eroico, dovesse andar via anche lui in questo paese rimarrebbe davvero poco».
 

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