La Nuova Sardegna

Le gestione dei Giganti in mano a una Fondazione

di Claudio Zoccheddu
I giganti in mostra al museo di Cabras
I giganti in mostra al museo di Cabras

La Regione è pronta a riprendere il discorso interrotto all’improvviso nel 2017.  Dessena: «L’isola può valorizzare un patrimonio diffuso su tutto il territorio»

19 novembre 2018
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SASSARI. Era tutto praticamente pronto. Poi, all’improvviso, non se n’è fatto nulla. La Fondazione che avrebbe dovuto gestire il presente e il futuro dei Giganti di Mont’e Prama sarebbe potuta nascere l’anno scorso ma uno dei soggetti interessati si è fatto da parte e ha bloccato un procedimento che sembrava procedere spedito. Più di un anno dopo la palla è nuovamente al centro del campo e adesso serve solo che qualcuno batta il calcio d’inizio. La Fondazione che dovrebbe gestire il museo di Cabras potrebbe avere una gestazione brevissima e, soprattutto, potrebbe permettere di scrivere nuove pagine di una storia che sembra finita in un vicolo cieco. Serve solo la volontà politica, perché al tavolo dovranno prendere posto i rappresentanti del ministero dei Beni culturali, quelli del Comune di Cabras e quelli della Regione. C’è uno spiraglio, dunque, ma niente di più. Anche la nascita di un nuovo soggetto gestore non garantirebbe in alcun modo il ritorno a Cabras dell’intero complesso scultoreo ma potrebbe “trattare” la promozione del museo civico nel circuito dei musei nazionali e scongiurarne il tramonto, perlomeno dal punto di vista dell’esposizione dei giganti.

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La Regione. L’assessore regionale ai Beni culturali, Giuseppe Dessena, è pronto a fare la sua parte: «La Fondazione è un istituto giuridico che può gestire al meglio il patrimonio scultoreo di Mont’e Prama – spiega l’assessore –. L’accordo con il ministero era già stato raggiunto in coda alla scorsa legislatura ma il cambio del governo ha richiesto diversi mesi e ha rallentato tutto». Ora, però, il procedimento può ripartire: «Noi siamo pronti a rimetterlo in moto partendo da presupposti che vanno al di là dei colori politici e lavorando solo per il bene della Sardegna che ha bisogno di un patrimonio archeologico diffuso nel territorio che poi è anche la filosofia del piano straordinario degli scavi, appena finanziato, che dovrà scoprire il patrimonio archeologico ancora nascosto ma anche valorizzare e aprire al mondo quello che è già disponibile».

La Fondazione. È il punto di non ritorno, ma per una volta l’accezione dovrebbe essere positiva: «La costituzione del soggetto era in fase molto avanzata ed esiste già uno statuto quasi completo – conferma Dessena –. Per quanto mi riguarda credo che questo possa diventare un solco da cui non si può tornare indietro e mi auguro che qualcuno non sia così poco attento da non accorgersene». La strada potrebbe essere in discesa ma il cammino è comunque complicato. Il futuro del museo civico di Cabras è tutto da scrivere: «Potrebbe rientrare nel circuito dei musei nazionali ma queste sono scelte da fare passo dopo passo, il passaggio fondamentale è la nascita della Fondazione perché il museo nazionale, al momento, non è la priorità». Dessena non entra nel dettaglio nemmeno quando si tratta di chiarire le generalità di chi avrebbe rallentato un procedimento che sembrava avviato: «Non ritorno indietro, sarebbe un errore – spiega – tuttavia la discussione con la comunità locale è importantissima e deve essere garantita».

Visitatori in crescita. L’archeologia è una della freccia nella faretra del pacchetto turistico regionale. Negli ultimi tempi, poi, il trend sembra particolarmente positivo: «Dal 2017 abbiamo registrato una crescita del numero di visitatori – aggiunge l’assessore – e nei primi sei mesi del 2018 abbiamo registrato il 6 per cento in più sulle visite dello stesso periodo dello scorso anno. Vuol dire che il sistema può funzionare e che l'offerta turistica della Sardegna deve essere integrata da questo tipo possibilità. Abbiamo tutte le carte in regola, insomma, le dobbiamo valorizzare e aprire al mondo». Ma non si può attendere a lungo perché nel mercato turistico non mancano le nuove offerte e i nuovi competitor: « Dilatare i tempi non è un vantaggio per nessuno – conclude Dessena–. Nel caso di Mont’e Prama dobbiamo lavorare per la nascita della Fondazione e per la realizzazione di un sistema diffuso».

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