La Nuova Sardegna

La psichiatra: «Una normalità solo apparente»

di Silvia Sanna
La psichiatra: «Una normalità solo apparente»

Noemi Sanna spiega: accumulare oggetti e tenere il cadavere in casa denotano un distacco dalla realtà

20 novembre 2018
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SASSARI. La loro vita è apparentemente “normale”, segnata dalla routine quotidiana: casa, lavoro, la spesa, qualche amico, di nuovo casa. Quando i vicini li descrivono, gli aggettivi “normale” e “tranquillo” sono i più ricorrenti. A volte si aggiunge anche “schivo”, perché il profilo è generalmente medio basso. Anche Davide Derosas è classificato come una persona “normale”. «Eppure ha fatto qualcosa di abnorme, che non appartiene alla quasi totalità delle persone. Dietro un comportamento normale spesso si cela un’alterazione della psiche». La psichiatra Noemi Sanna dosa le parole. Conosce la terribile storia accaduta di Olbia in maniera superficiale, non ha elementi per valutare che cosa sia scattato nella mente di un figlio che ha vissuto per 6 mesi accanto alla madre morta, in una villetta trasformata in discarica di rifiuti. «È possibile soltanto fare delle ipotesi in attesa della perizia psichiatrica che aiuterà a capire l’origine del comportamento di questo giovane. Non conosco il suo passato, non so se avesse in precedenza dato segno di disturbi mentali. Ma in questa vicenda c’è un aspetto che mi colpisce – dice il medico psichiatra – ed è legato alle condizioni in cui aveva ridotto la casa che condivideva con la madre malata. Ritengo che Derosas possa essere affetto dal disturbo da accumulo, quello che induce a non gettare nulla, a circondarsi di oggetti inutili, sino a vivere in una situazione caratterizzata dal degrado visivo e materiale, in mezzo alla sporcizia». Il disturbo da accumulo rende chi ne soffre schiavi degli oggetti, che occupano spazi prima vitali rendendoli inutilizzabili. Davide Derosas da tempo dormiva dentro l’auto: aveva preso le distanze dalla casa divenuta discarica. A tal punto da pensare che insieme alla quantità enorme di spazzatura fosse il luogo ideale per ospitare anche il cadavere della mamma: «Può darsi – dice Noemi Sanna – che la madre sia stata assimilata all’insieme delle cose di cui non poteva disfarsi. Cose prive di vita, esattamente come la donna, lasciata lì, sul suo letto. Questi due elementi, accumulare oggetti e tenere il cadavere in casa, denotano un profondo distacco dalla realtà». La psichiatra va avanti: «Il figlio della donna sembra avere dimenticato che i vivi devono stare con i vivi, e i morti con i morti. In questo stato di alterazione, il giovane ha “saltato” il rituale del funerale, che serve a salutare chi non c’è più e a staccarsi dalla persona cara, condividendo il dolore con altre persone per cercare di superarlo. Lui invece ha voluto tenere tutto con sé, i rifiuti accumulati in chissà quanto tempo, e il cadavere della povera madre. Non si è liberato dei primi e non è riuscito a staccarsi neppure dalla madre. Ha trattenuto tutto, ostacolando il ciclo della vita». E nel frattempo andava avanti, oltre quella casa, nella sua normalità solo apparente. «Si era creato un’immagine, quella di un lavoratore, una persona con un certo estro che amava la sua musica. E non voleva che questa immagine venisse intaccata». Per questo la psichiatra considera credibile la spiegazione che Davide Derosas ha dato ai poliziotti: «Quando la madre è morta aveva paura che i vicini lo criticassero per le condizioni della casa. Ha avuto vergogna, non voleva che pensassero male di lui. E ha perso la gerarchia delle priorità: invece di comunicare a tutti che la madre non c’era più, ha fatto finta di niente. Ha distolto il pensiero dal cuore del problema». Davide Derosas ha sbarrato la porta, come se nulla fosse accaduto. Si è chiuso nel suo piccolo mondo, nella sua finta normalità.

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