La Nuova Sardegna

Pena più pesante per Angelo Deidda

Due anni e mezzo in appello, è colpevole di violenza e concussione sessuale

20 novembre 2018
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CAGLIARI. L’ex sindaco di Domusnovas Angelo Deidda (54 anni) non è colpevole soltanto di violenza sessuale nei confronti di due dipendenti a termine del Comune, per i giudici della Corte d’Appello è responsabile anche di tentata concussione sessuale. Sale di conseguenza il conto della giustizia: condannato il 5 luglio di due anni fa a due anni di reclusione, Deidda si è visto infliggere due anni e mezzo di reclusione. Il suo vice Marco Cuccu (60 anni) ha al contrario beneficiato di uno sconto legato alla prescrizione di parte dei reati: da due anni e dieci mesi a due anni di reclusione.

I fatti al centro del processo risalgono al periodo che va dal 2006 al 2010: impegnate nella pulizia quotidiana del municipio di Domusnovas, una come dipendente comunale a termine e l’altra della cooperativa Domuservizi, due operaie erano costrette - secondo l’accusa - a fronteggiare le continue avances del sindaco e del suo vice, che approfittavano di ogni occasione per allungare le mani su di loro, facendo leva sul rapporto di lavoro e sul loro potere di amministratori. La decisione di sporgere denuncia arrivò nel 2010 e l’inchiesta del pm Sandro Pili si chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio per maltrattamenti. Fu il giudice Cristina Ornano a ordinare alla Procura di modificare il capo d’imputazione per contestare ai due indagati il reato di violenza sessuale, nella fattispecie meno grave.

Nel corso del lungo dibattimento in primo grado le due operatrici hanno confermato davanti al collegio giudicante presieduto da Mauro Grandesso il contenuto della denuncia, riferendo i fatti nei dettagli, senza omettere gli aspetti più piccanti. Le mani addosso, sulle parti intime, erano all’ordine del giorno. Così come i richiami alla possibilità di perdere il lavoro se le due donne non si fossero rese disponibili ad assecondare i due amministratori di Domusnovas. I due imputati hanno respinto con forza le accuse ed ora i difensori Patrizio Rovelli e Maria Grazia Monni si preparano a ricorrere in Cassazione contro la sentenza d’appello. (m.l)

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