La Nuova Sardegna

Saras, gigante in salute la crisi è solo un ricordo

di Giuseppe Centore
Saras, gigante in salute la crisi è solo un ricordo

Numeri positivi, ben oltre i conti economici, per l’azienda dei Moratti E il futuro sarà legato a nuove tecnologie e interventi a difesa dell’ambiente

22 novembre 2018
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CAGLIARI. Il gigante gode buona salute, ha i conti in ordine, e a dispetto di interessati osservatori internazionali è nella fascia alta delle imprese della sua categoria, non in Italia, dove domina da anni, ma in Europa.

Ieri il gigante, unico purtroppo nell’isola, la Saras, ha celebrato i suoi valori, la sua mission e il suo vero tesoro, il capitale umano, in un convegno promosso da European House - Ambrosetti che ha visto la presenza dei vertici Saras, dal presidente Moratti all’amministratore delegato Dario Scaffardi, delle istituzioni locali e regionali, il rappresentante del governo e i vertici militari e soprattutto delle decine di imprese che da decenni vivono per e grazie a Saras.

È toccato a Valerio De Molli, amministratore delegato di Ambrosetti da 18 anni, illustrare la ricerca commissionata da Saras, sull’impatto dell’azienda nella crescita del territorio. Il punto è che Saras, anche a dispetto di recenti studi, in questo caso olandesi, che la vedevano tra le raffinerie esposte alla crisi perchè lontane dal nocciolo duro del sistema di raffinazione europeo (quello che insiste nelle aree comprese tra il Reno e il Danubio) è un esempio di resilienza (la capacità di rispondere positivamente alle difficoltà) non solo a livello sardo, ma nazionale. Lo dicono i dati su produzione e capacità di creare valore aggiunto: impianti che vanno quasi al massimo, valore aggiunto cresciuto dalla crisi quasi del 50 per cento, investimenti dal 2013 al 2021 cresciuti del 60 per cento. E lo dicono i dati enormi di Saras, riferiti alla Sardegna; 237 milioni di euro il valore degli acquisti di Saras nell’isola, che si raddoppiano se si considera l’indotto, e soprattutto 456 milioni di euro di tasse versate e impiegate dalla Regione: cifra enorme pari al 5 per cento del bilancio della stessa Regione o al 13 per cento della spesa sanitaria.

Una storia fatta anche di capitale umano, con il 23 per cento dei dipendenti laureato (13 la media nazionale), e con un moltiplicatore dell’occupazione tra diretti e indotto superiore a 2, cioè per ogni diretto ve ne è più di 1 per l’indotto.

«Saras oggi è una raffineria completamente diversa rispetto anche agli anni Ottanta. Siamo passati da una azienda incentrata sul ferro e le cose – ha detto Dario Scaffardi – a essere una incentrata sulle tecnologie e le conoscenze. E il digitale sarà la nostra arma del futuro, non per togliere lavoro alle persone, ma per farle lavorare meglio. I nostri tre principali obiettivi per il prossimo triennio sono: aumentare gli investimenti su ambiente e sicurezza, con l’obiettivo di eliminare le emissioni fuggitive, la puzza che ogni tanto si sente in zona, mantenere gli impianti in efficenza e inserirli gradualmente nei sistemi digitali di processo». Gli scenari geopolitici, come ha confermato lo stesso Scaffardi, non cambieranno l’orizzonte di Saras, pronto a rilavorare il greggio iraniano una volta ottenuto il via libera dalle autorità, disponibile a ricevere parte di quello libico, che prima della guerra civile in quel paese assorbiva il 40 per cento delle lavorazioni di Saras. «Abbiamo trovato fonti alternative alla Libia (soprattutto i paesi dell’ex Urss, ndr) e scelto di giocare la carta della tecnologia innovativa. Così non abbiamo perso quote di mercato e abbiamo superato i periodi più cupi».

Il dibattito che è seguito agli interventi di De Molli e Scaffardi ha visto gli interventi di Maria Chiara di Guardo, docente di organizzazione aziendale all’università di Cagliari e prorettore per l’innovazione, Francesca Argiolas, delle Cantine Argiolas, Antonello Arru, presidente del Banco di Sardegna e Maria Grazia Piras assessore all’industria della Regione. Per tutti gli intervenuti la resilienza significa puntare sulla qualità, sulla conoscenza del territorio e del mercato, sulla forza lavoro e sulle competenze e conoscenze umane. Obiettivi non facilmente raggiungibili senza un sostegno di sistema. «È quello che abbiamo cercato di fare come Regione – ha detto Maria Grazia Piras – puntando sul metano, e solo dopo aver analizzato i costi e i benefici, sull’efficientamento energetico e sull’internazionalizzazione delle piccole imprese. Il nostro export è cresciuto, così come il nostro pil, ma non basta; dobbiamo far crescere le piccole imprese con programmi mirati rivolti ai mercati più ricchi».

Il pubblico, oltre alle istituzioni, le tante aziende sarde del mondo Saras, ascolta gli intervenuti in religioso silenzio. Per loro Saras è tutto. In molte di queste aziende i titolari sono la seconda generazione che lavora con i Moratti. Segno di una fedeltà, ma anche di una riconosciuta capacità, che vale più di mille attestati.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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