La Nuova Sardegna

Allarme povertà nell’isola Crescono gli indigenti

di Dario Budroni

A bussare alle porte della associazione sono in maggioranza italiani Il profilo tipo è: uomo, sui quarant’anni, con un titolo di istruzione basso

23 novembre 2018
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OLBIA. La fila dei poveri è sempre più lunga. Lo dicono i dati Istat ma lo sottolinea soprattutto la Caritas, che nei territori continua a rappresentare un solido punto di riferimento per chi non sa più come tirare avanti. La ripresa sembrava vicina, invece adesso si comincia a tornare indietro. In Sardegna la povertà relativa è nuovamente in aumento, visto che si è passati dal 14% del 2016 al 17.3 del 2017. Il quadro dipinto dalla Caritas è molto chiaro: i poveri sardi sono soprattutto giovani e italiani, non hanno lavoro o sono precari e hanno quasi tutti un livello di istruzione particolarmente basso. Insomma, dopo dieci anni di crisi economica la svolta sembra essere ancora lontana. «La Caritas fa tanto e lo fa insieme ad altri, ma deve anche interrogarsi sulle cause della povertà, come per esempio la fragilità del mondo giovanile che non è ascoltata in modo adeguato» commenta Raffaele Callia, delegato regionale di Caritas Sardegna.

Isola più povera. La Caritas isolana ha presentato il suo report annuale sulla povertà a Olbia. Presenti i vescovi di Sebastiano Sanguinetti (Tempio-Ampurias) e Giovanni Paolo Zedda (Iglesias). Emerge innanzitutto che, secondo l’Istat, la povertà in Sardegna è nuovamente in aumento. Allo stesso tempo, però, il numero delle persone che si sono rivolte alle Caritas (7.077 individui) è diminuito dell’8%. «Ma questo non deve trarci in inganno – spiega Raffaele Callia –. Significa che la Chiesa differenzia sempre di più i suoi servizi. Non tutto ormai passa per i centri di ascolto. Inoltre diverse persone non si presentano neanche più, perché quello che dovevano ricevere lo hanno ricevuto».

Giovani e italiani. Il 69.6% delle persone che si rivolgono alla Caritas è composto da italiani. Seguono i marocchini, senegalesi, romeni e nigeriani. L’età media, invece, è di 45.8 anni, con gli uomini in lieve maggioranza e con la classe dei quarantenni che copre un quarto del totale. Il grosso dei bisognosi è coniugato, un fattore che conferma quanto la povertà sia soprattutto familiare.

Scarsa istruzione. Non è poi da trascurare il dato relativo all’istruzione. Dai numeri della Caritas emerge che chi ha un titolo di studio superiore riesce a difendersi meglio dalla crisi. Infatti l’82.3% delle persone che si presentano ai centri d’ascolto ha un livello di studio basso o medio-basso. Un aspetto che la dice lunga sulla povertà educativa in Sardegna. Una regione con i picchi di dispersione scolastica più alti in Italia, visto che il numero dei giovani che non proseguono gli studi dopo la licenza media è pari al 21.2%.

Bisogni e domande. Il 64.3% di chi suona al campanello della Caritas non ha mai avuto un lavoro oppure lo ha perso. Di conseguenza al primo posto dei motivi alla base delle richieste di aiuto figurano i problemi economici. Poi ci sono i problemi familiari, causati da separazioni e divorzi, e quelli abitativi. Alla Caritas si domandano beni e servizi materiali (alimenti), sussidi economici per il pagamento di tasse e bollette e anche risorse per l’acquisto dei farmaci.

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