La Nuova Sardegna

La seconda vita di Nicola Azara: dall’incidente ai record

di Manolo Cattari
La seconda vita di Nicola Azara: dall’incidente ai record

Il 51enne di Olbia ha perso un piede nel 2002 dopo una caduta dalla moto. Adesso è un forte triatleta paralimpico e ha attraversato il Tirreno a nuoto

26 novembre 2018
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SASSARI. «Quando mi sono svegliato, nel letto dell’ospedale, mi avevano appena amputato la gamba. E quando ho visto solo il piede sinistro, se non proprio il primo, sicuramente uno dei primi pensieri è stato: “Ho perso il piede destro ma il freno e le marce nelle moto sono dall’altra parte. Vuol dire che si può andare lo stesso!”».

Nicola Azara è la rappresentazione in carne e ossa di quel concetto psicologico che spiega come sia possibile riorganizzare positivamente la propria vita nonostante il destino l’abbia messa davanti a difficoltà che potrebbero sembrare insormontabili. In gergo tecnico si chiama “resilienza” e nelle parole di Nicola c’è la definizione di un concetto che racchiude la storia di una persona cresciuta con la passione per le due ruote e per lo sport ma che è riuscita a mettere a fuoco e a sviluppare il potenziale di una meravigliosa forza interiore che lo spinge sin dal giorno dopo l’incidente che gli è costato il piede. Perché in un mondo complesso, pieno di ostacoli e incertezze, diventa fondamentale sentire di potercela fare. E Nicola non ha mai mollato. Ha 51 anni, è nato e cresciuto a Olbia e si racconta con energia ed entusiasmo. Nicola ha il potere di trasmettere quella piacevole sensazione che “se una cosa la pensi, la puoi anche realizzare”. La stessa sensazione che si ha nel parlare con alcuni adolescenti, con la differenza che l’adolescenza, Nicola, l’ha passata da un pezzo.

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Dopo il primo incidente in moto nel 2002, ad appena un mese dall’intervento, il “ragazzo” è di nuovo in sella insieme a un amico su una Harley Davidson. Il viaggio è un Olbia-Budoni andata e ritorno che si potrebbe raccontare solo usando lo sguardo sbalordito dal benzinaio che fa il pieno ad una moto che trasporta due uomini ma solo tre gambe. Nonostante la sfrontatezza, il percorso che lo porterà ad accettare profondamente la sua situazione sarà lungo: «Appena subita l’amputazione la cosa più difficile da gestire è stata il cambiamento, l’essere costretto a pensare a cosa avrei potuto fare da quel momento in poi. Credevo che la mia vita si sarebbe trasformata fino a diventare qualcosa di insormontabile. Il primo vero cambiamento è iniziato al Centro Protesi, dove ho visto un ragazzo senza alcun arto seduto su una carrozzina. Rideva e scherzava tranquillamente. È stato quello il momento in cui ho capito che non avevo niente di cui lamentarmi e che la mia vita stava per ricominciare».

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Ma sarà il secondo incidente a segnare la sua vera rivoluzione. Nel 2010 Nicola è caduto nuovamente con la moto, mentre girava in pista. Diagnosi: frattura della spalla. Per recuperare l’infortunio, l’ortopedico gli ha proposto una riabilitazione a base di nuoto. E così, a 42 anni, senza saper nuotare Nicola si è iscritto in piscina. Ha iniziato a nuotare in una vasca poco frequentata: «Farmi vedere senza protesi era peggio che farmi vedere nudo», spiega. Ma in acqua succede qualcosa, Nicola recupera un nuovo senso di “normalità”: «Quando corro con il sole alle spalle vedo davanti a me l’ombra del mio corpo che mi rimanda l’immagine di un’andatura un po’ sbilenca e scompensata. In più c’è il rumore della protesi che tocca terra. In acqua, invece, non ci sono ostacoli, non c’è rumore e non c’è disabilità». Il passaggio all’acqua clorata all’acqua salata del mare, che farà diventare Nicola uno degli atleti paralimpici più forti d’Italia, inizia con un inganno. È il 2011 quando Cristian Pianu, il suo istruttore di allora, lo invita a partecipare ad una gara in acque libere alla Maddalena. Conoscendo la sua difficoltà a mostrarsi senza protesi, per convincerlo a partecipare gli racconta che ci sono altri ragazzi con le stesse difficoltà. È una bugia ma mentre nuota in mare Nicola prende coscienza delle sue capacità e potenzialità che lo portando alla vittoria e a dare al nuoto uno spazio maggiore. Dopo quel successo Nicola comincia a nuotare tutti i giorni e soprattutto passa dal farlo da solo a farlo in gruppi di agonisti. Come per la moto, la passione vince sull’imbarazzo. Durante “Freedom in Water”, il campionato italiano della Federazione di nuoto Paralimpica, arriveranno le prime medaglie. E proprio in mare che Nicola riesce a modellare il suo spirito adolescenziale che, da goliardico e irriverente, diventa sociale.

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Nel 2015 insieme ad altri tre nuotatori partecipa alla Olbia-Ostia a nuoto, per un mondo senza barriere. Dei quattro staffettisti, che per due giorni ininterrotti si daranno il cambio in mare, Nicola è l’unico sardo ma è anche l’unico paralimpico: «Nuotare nel Tirreno è stato straordinario. Ci sei tu e l’immenso perché il mare finiva solo dove iniziava il cielo. È stato quando ho preso parte a questa manifestazione vche ho pensato: “Che figata! Quando mai mi sarebbe capitata questa occasione se non fossi la persona che sono adesso?”».

Sabato 27 ottobre, al Forte Village Challenge Sardinia, Nicola Azara ha partecipato ad una gara di triathlon, unico paralimpico a gareggiare in una classifica di normodotati. L’unico modo per “riconoscerlo” è durante i passaggi di disciplina. Oltre al cambio del mezzo e delle scarpe, lui mette e toglie anche una protesi. Ma può bastare anche guardare i visi degli atleti perché sul suo Nicola ha stampato il sorriso beffardo e determinato di quegli adolescenti che sembrano dire che “se una cosa la pensi, la puoi anche realizzare!”.


 

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