La Nuova Sardegna

Dopo lo stop il Marghine rivede la luce

di Giulia Serra
Dopo lo stop il Marghine rivede la luce

La Casa delle donne chiusa per assenza di fondi ora è pronta a ripartire

28 novembre 2018
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MACOMER. «Il punto è non perdere l'obiettivo, quindi possiamo ritenerci soddisfatte se abbiamo contribuito in qualche modo a sbloccare una situazione stagnante, ma lo saremo pienamente solo quando le nostre donne potranno nuovamente usufruire di un servizio così importante anche per il nostro territorio»: Rossana Ledda, assessora del Comune di Macomer, commenta così la notizia giunta nella tarda serata di ieri da Cagliari con la quale si annuncia lo stanziamento di un pacchetto di risorse finalizzate all'apertura di nuovi centri antiviolenza. Non è caduto nel vuoto dunque l'allarme lanciato dall'amministratrice locale in occasione della giornata contro la violenza sulle donne e ora si apre uno spiraglio che potrebbe cambiare le sorti anche della Casa della Donne di Macomer, presidio a disposizione delle vittime di violenza del Marghine e della Planargia chiuso per mancanza di risorse. Il centro antiviolenza potrà infatti partecipare al bando per l'accreditamento di nuove strutture finanziate dalla regione grazie allo stanziamento di nuovi fondi. Su proposta dell'assessore alla sanità Luigi Arru, si è provveduto a ripartire le risorse vincolate del fondo per le politiche ai diritti e alle pari opportunità, destinando un pacchetto pari a 177 mila euro per nuovi centri antiviolenza e case rifugio da individuare attraverso procedure di evidenza pubblica. Secondo quanto trapelato dall'assessorato, gli avvisi saranno pubblicati a brevissimo, entro la fine dell'anno. I nuovi centri dovrebbero essere almeno quattro e quindi vi sarebbe una disponibilità di finanziamento di circa 45 mila euro per ciascuno. Fortemente voluta dalle donne impegnate nelle istituzioni locali, la Casa delle Donne era stata finanziata dall'Unione dei Comuni del Marghine, che aveva scelto di destinare i residui del proprio bilancio – inizialmente 15 mila euro - per un progetto ambizioso teso a dare un supporto concreto ed accessibile a tutte quelle donne che subiscono sulla propria pelle la piaga della violenza, sia fisica che psicologica, ad opera di uomini che spesso sono i compagni e i mariti o, realtà meno note, ad opera di altre donne nell'ambito di rapporti tra persone dello stesso sesso. La strategia messa in campo dall'Unione era quella di attivarsi con risorse proprie, avviando nel dicembre del 2017 un presidio operativo in attesa che la Regione provvedesse a pubblicare i bandi per l'accreditamento di nuovi centri, così come previsto dalla delibera dell'ottobre 2017. Trascorso un anno di tempo però, gli avvisi non sono stati pubblicati e l'ente sovracomunale, che nel frattempo ha speso 80 mila euro per il funzionamento del centro antiviolenza, ha esaurito le risorse a disposizione e non ha potuto fare altro che sospendere il servizio. Rossana Ledda, in qualità di assessore ai servizi sociali di Macomer ma anche di donna, ha scelto la data simbolica del 25 novembre per denunciare pubblicamente la chiusura della Casa delle Donne di Macomer.

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