La Nuova Sardegna

Zes unica, ora manca solo il via libera del governo

di Stefano Ambu
Zes unica, ora manca solo il via libera del governo

La giunta ha approvato la rete delle aree con vantaggi fiscali e amministrativi Interessati gli scali di Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia, Arbatax

28 novembre 2018
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CAGLIARI. Lo schema è chiaro: si perimetrano delle aree vicine a porti e aeroporti, si offrono semplificazioni amministrative e vantaggi fiscali come il credito di imposta fino a cinquanta milioni di euro. E si aspettano le proposte delle imprese. Da loro dipenderà il successo della Zes, la zona economica speciale che ora, grazie a una delibera approvata dalla giunta regionale, inizia il suo percorso anche in Sardegna. È una partenza: per il via definitivo ci vuole il sì del Consiglio dei ministri.

Il pilastro è Cagliari. La nuova mappa geografico-economica è già stata disegnata: si tratta di 2.770 ettari che mettono insieme sei zone le quali con i loro porti trovano sbocco sul mare. E per forza di cose si parla di Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia, e Tortolì-Arbatax. Con le rispettive aree di riferimento. Ad esempio, quando si parla di Porto Torres si intende anche Sassari e Alghero. Il pilastro centrale del progetto sarà il porto di Cagliari, scalo inserito nella rete trans-europea dei trasporti (Ten-T). La gestione complessiva sarà affidata a un Comitato di indirizzo presieduto dal presidente dell'Autorità di sistema portuale.

La suddivisione. Il piano strategico per l’istituzione della Zona economica speciale in Sardegna è stato elaborato dopo gli incontri portati avanti dallo scorso luglio dall’assessore del bilancio Raffaele Paci con le amministrazioni locali e i consorzi industriali delle zone interessate, ovvero Cagliari (che avrà 1628 ettari di Zes), Portovesme, e dunque Carbonia-Iglesias (110 ettari), Olbia, e dunque nord-est Sardegna (180 ettari), Porto Torres con Sassari e Alghero (500 ettari), Oristano (219 ettari) e Ogliastra (56 ettari). Insieme a Paci hanno partecipato agli incontri l’Autorità portuale della Sardegna e gli assessorati regionali dell’industria, degli enti Locali e dei trasporti. Il contributo raccolto è servito a perfezionare il Piano, con le indicazioni arrivate direttamente dai territori. Un beneficio per le aziende che ci sono già. E per quelle che potrebbero arrivare. Con riflessi potenzialmente positivi anche per chi non è proprio vicino al mare.

Calcio alla burocrazia. «Le Zes possono essere una ottima occasione per attrarre imprese in Sardegna, anche dall’estero, e allo stesso tempo per supportare e rilanciare l’attività di quelle già insediate in quelle aree – ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru – rafforzare il ruolo e le potenzialità della rete portuale della nostra isola può sicuramente avere un ruolo importante nel rilancio della nostra economia anche a beneficio delle aree interne». Concetto ribadito anche da Paci: «Con la scelta di istituire un’unica, grande Zes – ha detto – raggiungiamo il doppio risultato di coinvolgere quanti più territori possibile, comprese le zone interne, e allo stesso tempo di dar vita a un progetto più ampio e strategico. Non solo: la rete distribuita sull’intero territorio consentirà l’integrazione con le zone franche doganali intercluse, in via di attivazione, in modo da potenziare entrambi gli strumenti». Massimo Deiana, presidente dell'Adsp ha evidenziato soprattutto i vantaggi a livello di semplificazione amministrativa: «È la prima domanda – ha detto – che ci rivolgono i potenziali investitori: vogliono conoscere il livello di pesantezza della burocrazia. E noi, all'interno della Zes, la abbattiamo».

Prime polemiche. Il sindaco di Sant'Antioco, Ignazio Locci, chiede l'inserimento del porto tra quelli compresi nel piano strategico della Zes della Sardegna illustrato ieri dalla Giunta Pigliaru. «Il nostro timore – spiega – è che i vantaggi di cui beneficeranno le industrie attive nelle aree ricomprese rischino di produrre distorsioni di mercato in termini di concorrenza. Queste differenze possono creare effetti devastanti, come quello di espellere dal mercato l'attività industriale di Sant'Antioco».

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