La Nuova Sardegna

Abbanoa: «Un attentato contro un acquedotto è una opzione altamente improbabile»

Abbanoa: «Un attentato contro un acquedotto è una opzione altamente improbabile»

Minimizza il rischio l'amministratore unico Abramo Garau

01 dicembre 2018
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NUORO. «La riuscita di un attentato terroristico ai danni di un acquedotto è altamente improbabile». A gettare acqua sul fuoco della paura suscitata dalla notizia che Amin Al Haj, considerato un lupo solitario dell’Isis, fosse in procinto di avvelenare l’acqua delle condotte, è l’amministratore unico di Abbanoa Abramo Garau. «In primo luogo, come dimostrato nei giorni scorsi – spiega il capo del gestore unico –, l’Italia ha un servizio di sicurezza efficiente che consente di intercettare e neutralizzare la pianificazione di iniziative criminali ancora prima che vengano attuate. In secondo luogo, nel concreto, una singola persona non sarebbe in grado di portare a termine realmente un’azione del genere per le dimensioni e le caratteristiche del servizio idrico».

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L’avvelenamento di un acquedotto richiederebbe, infatti, quantità considerevoli di prodotti nocivi. Sostanze tossiche che, tra l’altro, dovrebbero essere scaricate all’interno di impianti di potabilizzazione presidiati 24 ore su 24 dagli operatori di Abbanoa, recintati e costantemente monitorati. «Il processo di potabilizzazione in Sardegna – sottolinea Garau – fa già il conto con acque grezze di pessima qualità provenienti dagli invasi artificiali. I potabilizzatori sono delle vere e proprie fabbriche dell’acqua con complessi processi di trattamento e continue analisi della risorsa idrica che consentirebbero di individuare qualsiasi manomissione ancora prima di immettere l’acqua potabilizzata in rete». Una ulteriore rassicurazione arriva anche dalla mole di esami eseguiti sull’acqua delle condotte. «Nelle reti – prosegue l’amministratore – ogni giorno vengono eseguiti analisi sulla qualità dell’acqua. Soltanto i laboratori certificati di Abbanoa eseguono più di 10mila campionamenti all’anno ai quali si sommano altrettanti da parte dei servizi di prevenzione dell’azienda sanitaria».

Il ragionamento è chiaro: qualora Amin Al Haj, arrestato nel corso di un’operazione di Nocs e Digos di Nuoro e Cagliari che ha bloccato le strade principali di Macomer sotto gli occhi di cittadini e commercianti, avesse voluto inquinare l’acquedotto avrebbe avuto numerose difficoltà a mettere in atto il suo piano criminale. Tutto ciò non fa venir meno la preoccupazione per la scoperta in Sardegna di un presunto affiliato all’Isis, accuse che se venissero provate indicherebbero che la propaganda dell’integralismo islamico è in grado di raggiungere anche località che nulla hanno a che fare con le grandi realtà urbane prese di mira dai terroristi. (g.f.)
 

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