La Nuova Sardegna

Fusione tra Moby e Cin: i creditori si oppongono

Fusione tra Moby e Cin: i creditori si oppongono

La Tirrenia in amministrazione straordinaria ricorre contro l’operazione. A rischio sarebbero sia le rate ancora dovute che i traghetti della compagnia

04 dicembre 2018
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SASSARI. A rischio la fusione tra Moby e Cin. A mettersi di traverso sono i commissari di Tirrenia Navigazione in amministrazione straordinaria che hanno ingaggiato due professionisti per opporsi all’operazione in tribunale. Si tratta del commercialista Emanuele D’Innella e dell’avvocato Bruno Inzitari. A darne notizia è il magazine on line di economia del mare e dei trasporti, Ship2shore, che ha avuto conferma dallo stesso Inzitari che l’incarico è finalizzato a evitare la fusione tra la Moby e la Compagnia italiana di navigazione. «Il ricorso ci sarà e verrà presentato presso il Tribunale il Milano, poi decideranno i giudici», ha dichiarato l’avvocato alla rivista on line. Il legale non è voluto entrare nei dettagli, ma ha assicurato che l’obiettivo è quello di «difendere il credito di Tirrenia in amministrazione straordinaria perché con la fusione fra Moby e Cin si ritiene che questo credito possa essere minacciato».

La vicenda nasce nel 2012 quando la Tirrenia viene ceduta a Moby, di proprietà dell’armatore Vincenzo Onorato. È in quel momento che viene creata una bad company, appunto Tirrenia in amministrazione straordinaria, per tutelare i crediti vantati dall’ex compagnia di navigazione pubblica. Tra questi ci sono sia le rate ancora dovute da Moby (180 milioni di euro da pagare entro il 2021) sia alcuni traghetti, che in seguito alla fusione potrebbero essere messi in vendita. Il timore dei commissari è infatti che con la fusione tra Moby e Cin in un’unica società, i crediti oggi vantati su Tirrenia potrebbero diventare crediti del nuovo gruppo Cin. E dunque crediti da spartire con altri creditori. Ecco perché i commissari straordinari incaricati dal ministero dello Sviluppo economico, ovvero gli avvocati e professori universitari Beniamino Caravita, Gerardo Longobardi e Stefano Ambrosini, hanno deciso di rivolgersi a D’Innella e Inzitari per bloccare l’operazione di fusione. Un’azione che rischia di fare saltare l’operazione. Nel business plan di 2018-2013 è stato infatti scritto espressamente che il perfezionamento della fusione tra Moby e Cin «risulta subordinato alla mancata opposizione da parte dei creditori di Moby e di Cin». Cosa che invece si è verificata. E dunque la fusione per ora non s’ha da fare.

A esultare per l’opposizione dei commissari straordinari alla fusione tra Moby e Cin è l’ex deputato Mauro Pili, leader di Unidos, che parla di «un colpo decisivo a un’operazione che 15 giorni fa ho denunciato alla procura della Repubblica di Roma segnalando che si trattava del palese tentativo di venir meno ai debiti con lo Stato e dall’altra di accaparrarsi contributi pubblici milionari. A questo si aggiunge che il piano industriale presentato da Onorato afferma testualmente che la Commissione europea condannerà Tirrenia alla restituzione dei contributi di Stato in quanto aiuti illegittimi e non giustificati. Un’affermazione gravissima che conferma il contenuto esplicito della mia denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Questi elementi emersi con atti ufficiali – conclude Pili - confermano in tutto e per tutto la validità e la determinazione della mia azione politica svolta nel silenzio complice di Stato, Regione e partiti che hanno coperto l’operato di Onorato contro la Sardegna e contro sardi». (al.pi.)



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