La Nuova Sardegna

Il vicino: ho provato a salvare Gavinuccio

di Gavino Masia
Il vicino: ho provato a salvare Gavinuccio

Il racconto: ho sfondato il portone ma il fumo mi ha travolto

04 dicembre 2018
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PORTO TORRES. Ha sfidato le fiamme e il fumo che avvolgevano l’appartamento all’ultimo piano della palazzina di via Piemonte per cercare in tutti i modi di salvare Gavinuccio Cau, 25 anni, e la madre Anna Bono. Costantino Monti – operatore turistico lungo la costa di Stintino – abita da tanti anni nell’appartamento al piano inferiore del quartiere Satellite ed è stato il primo a salire in fretta e furia le scale per andare in loro aiuto. «Mi hanno svegliato le grida intorno alle 4 del mattino – ricorda – che provenivano dal piano superiore: sono subito salito e mi sono accorto che stava andando a fuoco l’appartamento. Assieme ad un altro ragazzo abbiamo preso la porta a calci per poterla sfondare: siamo riusciti nell’intento, nonostante il portone fosse chiuso a doppia mandata, ma ho potuto fare solo pochi passi perché una nuvola di fumo mi ha completamente investito rischiando di soffocarmi». Si sono fermati un attimo per non rischiare gravi complicazioni respiratorie, quindi, nonostante Costantino Monti stesse tentando di proseguire il cammino nelle stanze con una camicia bagnata in faccia. «Dalla stanza purtroppo non sentivo nessuna voce e neanche il gemito del cane. Solo un silenzio irreale, rotto poco dopo dall’arrivo dei vigili dei fuoco che sono entrati con le attrezzature di sicurezza e le bombole». Mamma e figlio abitavano da otto anni nella palazzina e la loro presenza era considerata discreta e gentile da tutti gli altri inquilini. «Io sono quasi sempre fuori per lavoro – dice Monti –, però quando rientravo a casa notavo che al piano superiore c’era una famiglia tranquillissima ed educata».

Anna Bono è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale civile di Sassari. È intubata e non è ancora cosciente. La causa dell’incendio – su cui sono ancora in corso indagini da parte degli inquirenti – potrebbe essere ricondotta ad un corto circuito che ha causato la combustione.

Probabilmente Gavinuccio ha tentato in tutti i modi di salvare la madre – che aveva problemi di deambulazione e riposava su un letto ortopedico con la coperta termica – e nello sforzo per arrivare alla porta di ingresso ha inalato per troppo tempo fumo intossicante. Lui alla fine non è riuscito a sopravvivere, purtroppo, e i parenti non sanno darsi pace per quel bravo ragazzo che non c’è più. «Era un nipote affettuoso che accudiva tutto il giorno la madre – dice lo zio, Angelo Bono –, perché aveva problemi di deambulazione. Si allontanava solo per fare qualche lavoretto a tempo determinato, ed era il figlio che tutti vorrebbero quando ci sono difficoltà in una famiglia che ha necessità economiche».

Qualche inquilino della palazzina era a letto e non si è accorto di quello che stava accadendo all’ultimo piano, perché aveva chiuso per bene gli infissi e le porte interne. «Siamo stati svegliati dai colpi che provenivano dal nostro portone di ingresso – racconta una signora – e ci siamo trovati davanti gente spaventata che ci diceva di uscire fuori dal palazzo perché si era sviluppato un incendio. Abbiamo sentito le grida di aiuto, strazianti, e ci sentivamo impotenti davanti a questa tragedia che si stava consumando».

Un signore che abita in via Piemonte dedica un bel ricordo a Gavinuccio. «Era un ragazzo gentile, educato, che non perdeva occasione per aiutare la madre. Sicuramente ha cercato, in mezzo alle fiamme e al fumo, di mettere prima in salvo la propria mamma. Non ho alcun dubbio».

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