La Nuova Sardegna

Fatturazione elettronica, partite Iva in allarme

di Antonello Palmas
Fatturazione elettronica, partite Iva in allarme

Si parte nonostante le perplessità e i dubbi sollevati dal garante della Privacy. Saranno interessate dalla novità 105mila aziende sarde di cui 35mila artigiane

05 dicembre 2018
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SASSARI. Tre, due, uno... Dopo il brindisi di Capodanno nulla sarà come prima dal punto di vista fiscale con la temuta rivoluzione della fatturazione elettronica che per effetto della legge di bilancio dal 1° gennaio 2019 coinvolgerà una vasta platea di figure professionali. Lo scopo è dare il bando al cartaceo per semplificare e velocizzare grazie all’utilizzo di formati digitali che mettono in stretta correlazione il fornitore dei beni che emette la fattura, il Sistema di interscambio (Sdi) e la pubblica amministrazione che la riceve. Ma sono parecchi i punti interrogativi, in particolare quelli legati alla privacy, che hanno illuso molti nella solita soluzione all’italiana, specie dopo gli allarmi lanciati da varie categorie: un bel rinvio e poi chissà. Invece si andrà avanti e il motivo è presto detto: su questa operazione il governo fa affidamento per reperire 2,4 miliardi già messi in conto dalla finanziaria.

Un esercito preoccupato. I numeri fanno capire la portata del cambiamento. «Le circa 105mila imprese della Sardegna, di cui 35mila imprese artigiane, più i professionisti a partita Iva, fatta eccezione per i contribuenti del regime forfettario e dei minimi, che comunque dovranno avere gli strumenti per ricevere il documento – spiegano da Confartigianato – hanno l’obbligo di dotarsi di un apposito programma informatico attraverso il quale le fatture saranno archiviate e spedite direttamente all’Agenzia delle entrate. Il software, basato sul protocollo Xml (eXtensible Markup Language), è un sistema di interscambio che funziona da snodo tra gli interessati e ha il compito di verificare la correttezza dei dati e del contenuto, ai fini dei controlli previsti per legge».

I dubbi del Garante. Fervono le riunioni per fare il punto tra gli ordini professionali e le associazioni di categoria in una situazione che appare piuttosto caotica. Ci sono software che occorre imparare a usare, e hardware con relativi costi, aggiornamenti da effettuare per rispettare la privacy. E molti hanno poca dimestichezza con il digitale. «Un emendamento proposto da Emiliano Fenu in commissione finanze del Senato – dice il presidente della Consulta delle professioni, Andrea Sarria – mette tutto in freezer per un anno per gli medici, farmacisti e veterinari». Motivo: alcuni rilievi del garante della privacy sulla esposizione di dati sensibili. Ci sono però tante altre attività che trattano dati ugualmente delicati, per le quali non c’è stato un rinvio: abitudini nel consumo, regolarità nel pagamento, appartenenza ad alcune categorie. Tutte cose che mettono a rischio la libertà personale.

Protocolli insicuri. Francesco D’Onofrio, ad esempio, responsabile di Televideocom che si occupa di servizi tecnologici. Lui ha già annunciato che finché non vi sarà chiarezza non avvierà il passaggio alla fatturazione elettronica, che a suo dire è palesemente in contrasto con quanto richiesto da un’altra rivoluzione piuttosto impattante per le casse e il funzionamento delle aziende, quella del Gdpr, l’obbligo di tutelare i dati. «Siamo stati costretti a pagare corsi sotto la minaccia di gravi sanzioni, tipo il 4% del fatturato – spiega – e da gennaio ecco nuovi obblighi, con altre sanzioni, che contrastano con quelli del Gdpr. Il garante è contrario, ma si parte lo stesso, perché lo Stato deve incassare. E noi siamo nella situazione di dover decidere da chi prendere la sanzione: dal garante o dall’Agenzia delle entrate? Sino a che non si chiarisce questo punto io non mi muovo». Per non parlare – dice – che il flusso di dati ha un protocollo totalmente insicuro, può essere intercettato anche da un bambino. E poi il problema dell’allocazione di dati su server all’estero, quindi incontrollabili. Assurdo che il governo faccia finta di niente».

Evasori, cambia poco. Federico Fadda, segretario di Confartigianato Gallura: «Abbiamo deciso di fare un tour nel nord est dell’isola – dice – incontri informativi che pensavamo di limitare ai nostri socie e che hanno finito per coinvolgere tanti altri, tale è l’importanza di un tema dalle ricadute trasversali. C’è poca informazione». L’unica apertura del governo – dice – è il rinvio al 30 settembre per l’applicazione delle sanzioni. Ma ciò non esime l’impresa dall’emettere fattura in formato elettronico. Confartigianato non è contraria a priori «anche se siamo convinti che tra i benefici non ci sarà il contrasto all’evasione fiscale: chi non emetteva fattura cartacea non emetterà quella elettronica – dice Fadda – . Ci piacerebbe però che in cambio di quello che altrimenti è solo un nuovo appesantimento, da parte dello Stato ci sia una collaborazione che si manifesti alleggerendo il peso della burocrazia fiscale».

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