La Nuova Sardegna

I sindaci chiedono aiuto: i Comuni contano poco

I sindaci chiedono aiuto: i Comuni contano poco

A Cagliari la riunione congiunta annuale del Cal e del Consiglio regionale Soddu: amministrare le comunità non è popolare. Zedda: troppe leggi vecchie 

05 dicembre 2018
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CAGLIARI. Qual è l’indennità di un sindaco che amministra un Comune sotto i 5mila abitanti? Non arriva a mille euro, mentre ha enormi responsabilità sulle spalle. Vive a rischio, è in prima linea, deve fronteggiare, ogni giorno e sempre con meno soldi, la disperazione della gente. Non saranno eroi, soprattutto i sindaci dei piccoli Comuni, ma poco ci manca. A denunciarlo sono stati quelli radunati dal Consiglio delle autonomie, per la seduta di confronto con i consiglieri regionali. E forse molti dei sindaci si sono presentati all’appuntamento con un sogno: essere eletti, l’anno prossimo, nel Parlamento dei sardi.

L’emergenza. «Sposare la causa di amministrare le nostre comunità, è diventato purtroppo poco attraente e poco popolare», ha detto Andrea Soddu, sindaco di Nuoro e presidente del Cal. Per poi ricordare che sugli otto Comuni commissariati in Italia, perché «nessun cittadino si è fatto avanti per governali», ben cinque sono in Sardegna. È un numero allarmante, hanno sottolineato i sindaci. A cominciare da Daniela Falconi, Fonni: «Troppo spesso siamo soli contro tutto e tutti, con la povertà che avanza dovunque e una disoccupazione sempre difficile da ridurre». Certo, ha aggiunto, «ci sono stati e ci saranno interventi significativi come Lavoras e il Reddito d’inclusione sociale, ma sono terapie che vanno bene nel breve periodo. Dobbiamo puntare invece su un nuovo progetto che coinvolga tutti i Comuni sardi». È uno sviluppo diffuso e territoriale – sono state le parole di Stefano Delunas, Quartu – che «ha bisogno di finanziamenti, mentre lo Stato continua a tagliare i trasferimenti verso gli Enti locali, da 450 milioni l’anno sono scesi a i 50 milioni, e la Regione, con il Fondo unico, 600 milioni, è stata costretta a metterci una pezza ma non basta». Il risultato – è stato ricordato – è «che i Comuni hanno semmai bilanci perfetti sotto l’aspetto contabile, ma sono obbligati a tagliare i servizi ai cittadini e questi tagli rendono ancora più pesanti gli effetti della crisi».

Nuovo protagonismo. Per Nicola Sanna, Sassari è «mancata, in sostanza, la giusta spinta economica per sostenere il protagonismo dei Comuni, che sono la frontiera più avanzata della democrazia, e in più purtroppo non è stata spazzata via neanche la montagna di burocrazia che continua a opprimere non solo i rapporti fra Regione e Comuni, ma anche quelli con i cittadini e le imprese». Su una macchina farraginosa e lenta ha puntato il dito Massimo Zedda, sindaco della Città metropolitana di Cagliari e sicuro candidato presidente del centrosinistra nelle Regionali di febbraio. «Dobbiamo ancora confrontarci con leggi ormai vecchie, alcune risalgono al 1977, che non funzionano più». È indispensabile – ha aggiunto – «una profonda riforma e dovrà essere in discontinuità non solo rispetto a questa legislatura, ma agli ultimi 40 anni». Per proseguire «vanno aiutati prima di tutto i piccoli Comuni, perché se non crescono quelli, sarà molto più difficile che quelli grandi resistano alla pressione in arrivo dalle zone interne». Un concetto ribadito da Antonio Satta, Padru: «La Regione deve ritornare a esercitare il suo ruolo di indirizzo e programmazione, mentre le risorse devono essere trasferite ai Comuni, che sanno bene come spenderli».

Centro e periferia. È quella ricerca di «pari dignità fra città e paesi» che «dovrà diventare un caposaldo della prossima legislatura», ha aggiunto Laura Capelli, Buggerru. «Perché quando i sindaci non sono stati ascoltati, è accaduto con la sanità e l’urbanistica ad esempio, i problemi, compresi quelli politici, sono saltati fuori fino a scontentare molti», è stato detto ancora da Soddu, e «chiunque governerà da febbraio dovrà riformare la Regione e il rapporto della stessa Regione con i Comuni».

La Regione. Da un lato è stato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, a ribadire che «è necessaria una reale, continua e costruttiva collaborazione fra i poteri previsti dallo Statuto, da quello esecutivo a quello legislativo, con i Comuni, per garantire uno sviluppo complessivo della Sardegna». Secondo l’assessore agli enti locali, Cristiano Erriu, «in questi anni – ha detto – abbiamo scelto di consolidare i rapporti fra amministrazione regionale e amministrazioni comunali, perché oggi più che mai i Comuni rappresentano il primo fronte delle politiche che riguardano la vita quotidiana della gente» e infatti «il grande apprezzamento che oggi i cittadini hanno nei confronti di sindaci è un argine fondamentale per tenere a bada un'antipolitica pericolosa». Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Luigi Crisponi, Riformatori, Daniele Cocco, Mdp, Pierfranco Zanchetta, Upc, Paolo Truzzu, Fdi, Francesco Agus, Cp, Pietro Cocco, Pd, e Alessandra Zedda, Forza Italia. (ua)

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