La Nuova Sardegna

Pil sardo in crescita ma ripresa al rallentatore

Alessandro Pirina
Pil sardo in crescita ma ripresa al rallentatore

Miglioramento negli ultimi 3 anni ma i livelli del 2008 sono ancora lontani

08 dicembre 2018
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SASSARI. La crisi che non molla la presa ha incattivito il Paese. Sardegna compresa. Le difficoltà del presente e le incertezze del futuro hanno trasformato gli italiani in un popolo di odiatori. A finire nel mirino soprattutto gli stranieri che arrivano dai paesi più poveri. Una situazione di disagio che non fa differenze tra nord e sud, tra regioni più ricche e regioni più povere. E i piccoli segnali di ripresa di questi ultimi anni sono appunto solo segnali. L'epoca pre-crisi è ancora un miraggio. Basta confrontare i dati del Pil di dieci anni fa con quelli di oggi, messi in ordine dal Rapporto Censis basandosi sui dati Istat. Tra il 2008 e il 2014 il prodotto interno lordo della Sardegna è calato del 10,7 per cento. Un crollo a doppia cifra, ma comunque più contenuto di altre regioni. Il Molise, per esempio, ha perso il 23,8 per cento, l'Umbria il 18,5, la Campania il 15,7, la Sicilia il 15,3. Negli ultimi quattro anni la crisi si è arrestata, ma la ripresa è stata molto più lenta del previsto. Tra il 2015 e il 2017 il Pil sardo ha guadagnato il 4 per cento. Una crescita contenuta che ha permesso all'isola di recuperare solo in parte. Rispetto al dieci anni fa, infatti, il Pil della Sardegna ha perso il 7 per cento.

Paese a due facce. In realtà solo due regioni italiane sono tornate ai livelli del 2008. O addirittura sono andate oltre. Uno è il Trentino Alto Adige che continua a viaggiare col segno più. A onore del vero, a Trento e Bolzano in questi dieci anni segni meno non se ne sono mai visti e addirittura il Pil di oggi è più alto del 6,5 per cento rispetto al 2008. C'è poi il caso della Basilicata, che prima ha perso il 10,4 per cento del Pil, ma negli ultimi tre anni ha visto un balzo in avanti di oltre il 14 per cento che l'ha portata in positivo a quota 6,8. In generale, comunque al Nord l'economia va meglio. La Lombardia si conferma al top in Italia, ma il pieno recupero degli ultimi due anni non le permette comunque di toccare il livello di dieci anni fa. Oggi il prodotto interno lordo è ancora sotto di 1,3 punti percentuali. Più o meno lo stesso discorso dell'Emilia Romagna, ferma al meno 1,5 per cento. Una ripresa più netta di quella della Sardegna, come anche quelle di Toscana (meno 2,2), Veneto (meno 2,6), Friuli Venezia Giulia (meno 3,8), Abruzzo (meno 4,2), Puglia (meno 4,7), Lazio (meno 5), Piemonte (meno 6,2). L'isola, dunque, si trova a metà classifica tra le regioni dalla ripresa più veloce e quelle più al rallenty. Un dato che deriva anche dalla base di partenza. Più elevato è stato il crollo del Pil rispetto al 2008, più difficile diventa il tentativo di risalita. E infatti, mettendo a confronto i dati di 10 anni fa con quelli di oggi, l'Umbria si trova a meno 12,4 per cento, il Molise a meno 12,1, la Liguria a meno 10,7, la Sicilia a meno 10,3, la Valle d'Aosta a meno 9, la Campania a meno 7,9.

Lavoro. Anche per quanto l'occupazione si può parlare di un'Italia a due facce. Ma anche in questo caso la Sardegna si trova a metà classifica. In Emilia Romagna il tasso di occupazione è pari al 68,5 per cento della popolazione tra i 15 e i 64 anni, meno 1,6 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Al secondo posto c'è la Lombardia a quota 67,3, addirittura quattro punti percentuali in più rispetto al 2008. A seguire il Veneto a 66. La Sardegna si ferma al 50,5 per cento, il dato più alto dal 2012, quando il totale degli occupati nell'isola aveva toccato quota 51,7. Ancora troppo poco per la Sardegna, ma comunque numeri molto più alti di regioni come Sicilia e Campania che hanno un tasso di occupazione intorno al 40 per cento.

Scuole. Nel rapporto Censis si parla di Sardegna anche con riferimento alla sicurezza nelle scuole. L'isola è infatti la seconda regione d'Italia per numero di istituti scolastici privi di certificati di sicurezza. Prima c'è il Lazio, con il 70 per cento delle scuole senza certificati di agibilità e prevenzione incendi. Poi la Sardegna con il 65,1, l'Abruzzo col 63,4 e la Calabria col 63,3.

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