La Nuova Sardegna

La rete dei porti della Sardegna al Salone nautico di Parigi

Franco Cuccureddu e Jean Torna dirigono rispettivamente la rete dei porti sarda e quella corsa
Franco Cuccureddu e Jean Torna dirigono rispettivamente la rete dei porti sarda e quella corsa

Accosti e fatturato: per l'isola terza stagione estiva consecutiva in crescita

12 dicembre 2018
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PARIGI. La Rete dei Porti della Sardegna non ha fatto mancare la sua presenza, così come avviene ormai da 12 anni a questa parte, al Salon Nautique de Paris, inaugurato sabato scorso e che resterà aperto fino a domenica 16 dicembre. La Rete, che partecipa in stretta sinergia con l'Uppc (Union port de plaisance de Corse), dà spazio a 20 porti sardi e 16 porti corsi.

La costanza nella partecipazione, l'integrazione dell'offerta nautica proposta da Rete dei porti ed UPPC e la straordinaria attrattività del bacino di navigazione - per i maxi yacht l'area fra Sardegna e Corsica rappresenta la prima destinazione mondiale -, hanno fatto sì che lo stand sardo-corso sia fra quelli che suscitano maggiore interesse da parte dei visitatori, della stampa specializzata internazionale e degli operatori. È stata anche l'occasione per aggiornare gli accordi di collaborazione fra la Rete sarda, rappresentata dal presidente Franco Cuccureddu e Uppc, guidata dal presiedente, e sindaco di Solenzara, Jean Toma.

La stagione estiva appena trascorsa ha fatto registrare, per il terzo anno di fila, un incremento di accosti e di fatturato, sia in Sardegna che in Corsica. Ma non si è ancora del tutto recuperato il passivo accumulato, nel corso della crisi che aveva colpito il settore in Sardegna per oltre un decennio, fra il 2004 ed il 2014.

«Pur essendo il segmento turistico con maggiori possibilità di crescita in Sardegna - afferma Cuccureddu - tante sono ancora le problematiche che affliggono il settore. Fra tutte l'incertezza legata alle modalità di assegnazione delle concessioni dopo il 2020, fattore che limita fortemente gli investimenti dei concessionari. La competenza parcellizzata fra diversi uffici ed assessorati regionali, non aiuta ad elaborare una strategia unitaria di sviluppo del turismo nautico. Resta irrisolto - conclude - anche il problema del differenziale del costo del carburante fra Italia ed altri Stati mediterranei che favorisce i nostri competitor»

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