La Nuova Sardegna

Parità di genere, la Sardegna indietro

Parità di genere, la Sardegna indietro

Presentato il libro sui risultati delle amministrative 2017: poche le donne sindaco

12 dicembre 2018
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SASSARI. Oggi su 60 consiglieri regionali solo 4 sono donne. Le cose vanno meglio a livello locale: diversi comuni sardi sono guidati da sindaci rosa. Ma la strada da fare è ancora lunga per raggiungere l’uguaglianza con gli uomini, soprattutto per quanto riguarda le opportunità di lavoro e la parità dei salari. Di quanto sia lungo e difficile il cammino verso la parità, soprattutto in Sardegna, si è discusso ieri nella sala convegni della Nuova Sardegna. L’occasione è stata la presentazione del libro “Amministrative Sarde 2017” (Carlo Delfino editore) che analizza i risultati della doppia preferenza di genere nelle ultime elezioni locali. Il volume, di agile lettura, è stato scritto da Maria Francesca Mandis, componente del coordinamento femminile Spi-Medi Campidano, e Luisa Marilotti, consigliera regionale di parità dal 2003 al 2013. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Coordinamento3-Donne di Sardegna che ha presentato una carta di impegni per la parità in vista delle regionali 2019 per chiedere alla prossima giunta di mettere al primo posto dell’agenda politica proprio la questione femminile, a partire dal lavoro. Perché, come hanno sottolineato ieri le autrici, la disuguaglianza di genere «non è solo un tema di giustizia sociale ma anche di prosperità della nostra economia». Non a caso, i paesi che promuovono l’uguaglianza tra uomini e donne sono anche quelli dove maggiore è la presenza delle donne nel mercato del lavoro. «Purtroppo in Sardegna siamo ancora molto indietro».

Ma quali sono stati i risultati delle ultime amministrative del 2017 dove per la prima volta si è votato col sistema della doppia preferenza? «Solo il 6,6% delle candidate è diventato sindaco – hanno spiegato le autrici –, le donne continuano a restare escluse dallo spazio pubblico». L’unico vero successo a Orune dove sono state elette 6 consigliere su 9, più una vicesindaca e tre assessore.

Ora il vero banco di prova saranno le regionali 2019: per la prima volta si voterà con la doppia preferenza di genere (l’elettore potrà indicare a fianco del simbolo del partito due potenziali consiglieri, a patto che siano di sesso diverso) e anche nelle liste dovrà essere garantita la parità. L’auspicio è vedere più donne sui banchi del Consiglio regionale. (g.z.)

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